Di
Adnkronos
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Pubblicato il
23 mag 2011
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"Indossa l'abito": una mostra di abiti di carta tra arte e design
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23 mag 2011
23 mag 2011
Abiti di carta. Tra l'arte e il design. Il figurativismo e l'espressionismo pittorico, l'opulenza del bianco. Colore unico, riproducibile, stemperato in una diversità e amabilità di toni e sfumature. Da Andy Warhol a Kevin Walz, da Tristano di Robilant a Andrea Massaioli, da Isabella Ducrot a Zolayakha Sherzad.
Foto Corbis |
E' la sfida lanciata dalla stilista romana Patrizia Pieroni che il 26 maggio inaugura, in via del Pellegrino, nello spazio dell'Arsenale la sua art gallery-atelier con la mostra "Indossa l'abito", 10 creazioni d'autore realizzati per l'occasione da celebri artisti e design internazionali.
''Si parte da una pagina bianca, come uno spartito musicale, un vuoto coreografico - ha spiegato Patrizia Pieroni - per poter, solo successivamente, costruire la propria opera d'arte''. Accanto all'abito -icona di Andy Warhol, 5 tubini corti e 4 vestiti lunghi, tagliati a trapezio, senza maniche. ''Essenziali, minimal, sobri, rigorosi - ha spiegato ancora Patrizia Peroni - pronti per essere attaccati, contaminati, violati da pittori e designer. Ad oguno il proprio universo creativo e spirituale''.
Arte astratta come quella rappresentata da Sonia Delaunay, con i suoi abiti di carta, estetismo allo stato puro che rivisita un materiale antico, antichissimo come la carta, utilizzata nei conventi, nei monasteri per confezionare tuniche, ma anche "oggetti" per le sacre rappresentazioni, indumenti "poveri" per fanciulli e teenager. Carta usata per necessità per confezionare abiti mixati a fibbre di latte negli anni '40, durante la Guerra. Modeste, economiche, resistentissime.
L'esposizione romana, curata da Valentina Bonomo, si avvarrà del genio e dell'effervescenza creativa di Maurizio Cannavacciulo, del lavoro sperimentale di Tristano di Robilant, nato a Londra, sapiente artigiano a maestro ceselllatore del vetro, del bronzo, della ceramica. Nell'art-gallery di Patrizia Pieroni anche Isabella Ducrot. Da più di 20 anni colleziona e studia tessuti provenienti da ogni parte del mondo. Rari, preziosi, unici, inimitabili. Una passione che ha dato vita ad un originale e personalissimo percorso artistico.
Accanto alle istantanee di vita, iconoclaste e contemporanee, di Iaia Filiberti, Corella Maturi, originaria di Città del Messico. Forme sinuose e organiche, energia vitalistica.Erotismo ed eroismo eroico e conturbante per i suoi lavori dai colori tenui e languidi. Natura morta per Andrea Massaioli, spazi mentali e metamorfosi pittoriche e oniriche. Funghi, pesci, fucili, carote, uomini e donne. Figure organiche assemblate, ricomposte come quelle riprodotte sulla carta abrasiva da Matteo Montani.
Tecnica tradizionale e pittura a olio, gesti ripetitivi che alludono, di volta in volta a paesaggi e forme organiche, visioni ancestrali di universi senza tempo. Dall'Afghanistan attesa Zolaykha Sherzad, creativa nata a Kabul, che ha fondato una sua griffe "Zarif design" fondendo lo stile occidentale con la raffinatezza orientale, utilizzando tessuti provenienti dall'Afghanistan impreziositi da ricami e lavorazioni eseguite da uomini e donne che sono state spesso vittime della guerra.
Ed infine in via del Pellegrino Kevin Walz, celebre design americano, che utilizza per le sue opere materiali alternativi, ecosostenibili ed ecompatibili. ''Non è la prima volta che realizzo abiti di carta - ha dichiarato la stilista Patrizia Pieroni - La prima volta fu per un matrimonio. Un abito portafortuna, dove ognuno degli invitati avrebbe apportato la propria firma. Un abito, souvenir con un suo profumo di leggerezza, di incosistenza, di fragilità, come sono a volte molte unioni. Da un'idea semplicissima, ma vincente - ha aggiunto la Pieroni - è partita la mia sfida di coniugare arte e design, alta moda e arti figurative. Come spesso era già avvenuto anche in passato durante i miei defilé''.
''E' giusto che l'arte si apra ad un pubblico diverso - ha spiegato Valentina Bonomo, alla guida dell'omonima Gallery al Portico d'Ottavia, nel cuore della Roma antica - Ho subito accettato la proposta che mi ha lanciato Patrizia Pieroni. Del resto la moda è sempre stata una mia grande passione. Ho invitato i 9 artisti di calibro internazionale coinvolti a reinterpretare, ognuno seguendo il proprio istinto, la propria ispirazione, il "white dress" di Patrizia Pieroni - ha spiegato ancora Valentina Bonomo- Semplicità di linee e assenza di colore come punto di partenza. Con una componente di sorpresa intrigante anche per noi curatori e organizzatori della mostra''.
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