Pubblicato il
6 set 2011
6 set 2011
Zara rifiuta una convocazione della giustizia brasiliana
Pubblicato il
6 set 2011
6 set 2011
Concentrato sullo scandalo della fabbrica brasiliana illegale che realizzava i suoi prodotti, il marchio Zara non ha risposto la scorsa settimana alla convocazione del tribunale locale. L’azienda spagnola vuole rinviare l'udienza, sottolineando il pochissimo tempo lasciatole per prepararla.
Zara, campagna autunno-inverno 2011/2012 |
La casa madre sua proprietaria, Inditex, accoglie tuttavia con favore la possibilità di poter spiegare il suo codice di condotta alle autorità brasiliane, e annuncia che il suo portavoce mondiale, Félix Poza, si recherà sul posto a testimoniare. Uno spiegamento di forze che si è reso senza dubbio necessario per rispondere alle 52 accuse di reati mosse al gigante mondiale dell'abbigliamento.
In luglio, l’ispettorato del lavoro aveva scoperto e denunciato due laboratori di San Paolo dove si utilizzava manodopera clandestina che operava in condizioni di lavoro disumane, dove non meno del 90% della produzione era destinato a Zara. Secondo la denuncia, 16 persone, per lo più boliviani e peruviani, fra i quali un 14enne, lavoravano 12 ore al giorno, senza pausa domenicale, né ferie.
In un comunicato rilasciato in Brasile, la Inditex aveva subito replicato dichiarando che c'era stata una terziarizzazione non autorizzata di un fornitore (la ditta Aha), dal quale si era subito dissociata e con il quale aveva immediatamente rotto qualsiasi legame e rapporto di collaborazione. La Aha avrebbe commesso un'infrazione al suo codice di condotta che stabilisce norme per i latori di commessa diretti e indiretti. Dissociandosi dal comportamento di questo suo fornitore, il gruppo iberico ha puntualizzato come quest'ultimo non rappresenti che lo 0,03% della filiera brasiliana del gruppo.
In occasione dei fatti, il funzionario del ministero del lavoro Luis Alexandre de Faria, che ha partecipato a due blitz in fabbrica, ha dichiarato al quotidiano brasiliano “Globo”: “Abbiamo trovato bambini esposti a rischio, macchine senza protezione, fili elettrici a vista, locali insalubri con molta polvere e senza circolazione d'aria, senza luce solare. I lavoratori dovevano chiedere autorizzazione al proprietario del laboratorio per uscire e dovevano comunicare dove andavano”.
“La retribuzione, inoltre, è pari a 100 euro al mese, anche se il salario minimo previsto dalla legge brasiliana è di 247. Altre ditte che lavorano per Zara sono state scoperte in situazioni irregolari alla periferia da San Paolo e ad Americana, a 100 chilometri dalla capitale paulista. I laboratori sono stati denunciati per 52 infrazioni, come eccesso di ore al giorno, mancata iscrizione nel libretto di lavoro, mancata concessione di riposo settimanale e ferie, mancanza di estintori di incendio, di illuminazione adeguata, di acqua potabile, e di sedie idonee”.
Per il ministero brasiliano la sola Zara è responsabile delle irregolarità riscontrate: secondo de Faria, “Zara è l'unica responsabile per i laboratori, perché questi operai producevano praticamente solo pezzi destinati all'azienda, seguendo i suoi standard”. La “Foha de S.Paulo” aggiunge che solo in Brasile il gruppo spagnolo ha 50 fornitori fissi che impiegano circa 7 mila lavoratori.
Inditex ha ottenuto un incremento di fatturato del 13% nel 2010, con il dato che ha raggiunto i 12,5 miliardi di euro. L’anno scorso l'azienda ha inoltre superato il limite dei 5.000 punti vendita totali, suddivisi in 77 Paesi, oltre a quello dei 100.000 dipendenti.
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