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31 mag 2012
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Xavier Clergerie: "Un salone non dovrebbe mai essere lo stesso"

Pubblicato il
31 mag 2012

Tra un mese quasi esatto, il 30 giugno per la precisione, aprirà alla Porte de Versailles Who’s Next Prêt-à-Porter Paris. La fiera terminerà poi il 3 luglio. Un evento con almeno due caratteristiche rilevanti: è la seconda edizione frutto dell'unione dei due saloni di moda di Parigi, ma soprattutto è la prima edizione che si svolge tra fine giugno e inizio luglio, tra il Pitti Uomo e il Bread & Butter. Il fatto potrebbe provocare (ma forse lo ha già fatto) una notevole tensione agli organizzatori e in primo luogo a uno dei dirigenti di WSN, Xavier Clergerie. Prima essenziale notizia: nessuno stress in vista.


Xavier Clergerie. Foto: Pixel Formula

FashionMag: E' a un mese dal debutto del salone. Come si sente?
Xavier Clergerie: Che dire? Sta andando tutto benissimo. Non ho mai nutrito grandi preoccupazioni o inquietudini per la data di giugno. Oggi, lo scoglio della commercializzazione è superato. Avremo lo stesso numero di espositori di gennaio, poco più di 2.000. Dunque nessuna vera defezione a causa del cambiamento di date. Certo, abbiamo constatato una diminuzione delle superfici degli stand, soprattutto nell'area Private (l’offerta più tradizionale, ndr), ma gli espositori di questo settore erano abituati a prendere degli stand grandi. Beh, certamente abbiamo anche notato che i marchi di questo settore avevano il timore di non essere pronti in tempo. E poi temevano l'impatto delle vendite sui visitatori francesi (l'inizio del salone coincide con il primo weekend dei saldi, ndr). E si tratta di marchi molto presenti sul mercato francese. Si può dire che, per questa sessione, abbiano deciso di fare un test.

FM: E i marchi creativi? Come vi hanno seguito?
XC: Sono stati i primi a iscriversi. Giugno è importante per loro. Sono in pieno movimento. Tutti impegnati dal lavoro fino all'ultimo (a volte mentre sono ancora sull'aereo) per finalizzare le loro collezioni. Si tratta di marchi posizionati su una dimensione, e dunque su un calendario, internazionale. In ogni caso, tutti criticavano il passaggio dei saloni a giugno. Invece, oggi quasi nessuno auspica il cambiamento di calendario.

FM: Come fate a comunicare per esempio con i potenziali visitatori?
XC: Abbiamo fatto molto phoning. I nostri agenti (in 30 Paesi, ndr), hanno condotto operazioni su 2.000 contatti. In Francia, abbiamo sensibilizzato più di 5.000 retailer. Alla fine dell'ultimo salone, avevamo già invitato a partecipare all'edizione di giugno gli invitati di questa. Un modo per dimostrare il nostro impegno, ancora maggiore del solito, per coinvolgere i brand. Abbiamo numerose iscrizioni di stranieri. Sulla Francia abbiamo delle buone crescite. Per dirla tutta, siamo in vantaggio sulle preregistrazioni.

FM: Avete rivisto l'organizzazione di questa sessione rispetto a gennaio, in particolare con meno dispersioni geografiche dei settori. Perché?
XC: Prima di tutto, dovete sapere che esiste una regola a WSN, e io la rispetto: la strategia futura deriva dalla vita di oggi. Vita che non è stata scritta in anticipo. Quando decidiamo qualche cosa, vediamo come va. E si va avanti facendo succedere le cose, se necessario. Un salone non dovrebbe mai essere uguale a prima, identico di edizione in edizione. Al Who’s Next, modifichiamo volontariamente i piani ogni stagione. Ma dico di più. Quando noi scegliamo un colore di moquette, non è mai senza una ragione. Abbiamo poi rivisto alcune segmentazioni. Il 'Cube', che riunisce la pelletteria tradizionale, comprenderà 80 marchi. Abbiamo riposizionato nel padiglione 3 il cuore creativo che è 'Première Classe'. Ma francamente, non bisogna concentrarsi solo sulle location. Ho un esempio di tanti anni fa che in molti però ancora ricordano. Il 'Groupe des Halles' (la parte più creativa di Prêt-à-Porter Paris negli anni '80, ndr) e i suoi marchi creativi era situato al terzo livello della fiera. Eppure ebbe un successo enorme, perché aveva al suo interno i marchi che all'epoca contavano. E' l'offerta che fa la differenza. Non si può mai conoscere in anticipo il limite di un settore e di un mercato. Il nostro obiettivo, come a Mess Around, è di arrivare a dare una visione, delle idee alla distribuzione tradizionale. Noi crediamo nel dettagliante multimarca. Il salone è al suo servizio.

FM: Esattamente, un salone è destinato principalmente ai dettaglianti multimarca. In un certo senso, si tratta un po' della vostra clientela… Cosa pensa della loro situazione?
XC: Io credo nei multimarca. Oggi, c'è una profusione di informazioni e di offerte via internet. Questo media ha ingrandito il campo d'azione. A fronte quest'evoluzione, il consumatore ha bisogno di una guida e di un consiglio. Il dettagliante deve saper far sognare. Come pure un salone. Anche su internet, non si sogna. I saloni dovrebbero aiutare sempre più i dettaglianti a raccapezzarsi in questa nuova dimensione. A metterli nelle condizioni di battersi dando loro i mezzi necessari.

FM: Parlando della comunicazione del salone, avete scelto un tema particolare che troviamo anche sul piano della comunicazione cartellonistica e visiva…
XC: In effetti, abbiamo scelto un tema medievale. Si parte dal ritorno alla natura, dall'agricoltura biologica, dalla ricerca del 'saper fare', che sono sempre valori sicuri. Stiamo constatando un ritorno verso dei pezzi forti, di riferimento, ad un certo classicismo. Il che fa pensare alla cotta di maglia. Nei vari settori, abbiamo dunque reinterpretato a nostro modo la dimensione medievale. Ci saranno delle sculture realizzate con delle balle di paglia, delle bandiere, delle orifiamme. Lo scopo è di sconvolgere ed eccitare i sensi al massimo. Il salone, organizzato alla Porte de Versailles, deve essere un grande evento fashion, ma della moda in tutte le sue forme e colori...

Jean-Paul Leroy (Versione italiana di Gianluca Bolelli)

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