Stati Uniti: il tessile è il settore con i salari più bassi
Gli impieghi manifatturieri rurali del tessile americano rappresentano oggi solo il 30% di quello che erano nel 2001 e sarebbero i meno remunerati di tutta l’industria americana, secondo un rapporto pubblicato sul tema della difficoltà di reperire operai tessili.
Secondo il dipartimento americano dell’agricoltura, le produzioni industriali a valore aggiunto sono di ritorno “a valori anteriori alla recessione” e continuano a indietreggiare all’interno del PIL. “Gli impieghi rurali dedicati al tessile all’abbigliamento hanno conosciuto la loro più forte caduta tra gli anni 2001 e 2015; tuttavia, questi tre sotto-settori (tessile, prodotti tessili e produzione di vestiti) rappresentano una parte relativamente piccola degli impieghi manifatturieri rurali (3% contro il 9% del 2001)”, ha precisato il ministero.
Una realtà che crea problemi a diversi livelli. Come per gli industriali europei, e soprattutto francesi, le aziende tessili si scontrano contro le difficoltà nel reperire lavoratori qualificati, anche perché il settore fa fatica a rendersi attrattivo. Una realtà che contribuisce a frenare la rilocalizzazione dei prodotti, di fronte all’aumento dei costi rilevato in Asia.
E ciò a scapito dei governi rurali, per i quali questo tipo di industria ha un peso più significativo che nei grandi agglomerati urbani. Gli effetti a lungo termine di questo circolo vizioso, tra cui la mancanza di capacità produttiva, provocheranno una progressiva diminuzione degli ordini e macchinari di produzione tecnicamente superati.
La catena di approvvigionamento tessile rappresentava l’anno scorso circa 565.000 impeghi. Il settore conta abbondantemente sulle importazioni di tessile/abbigliamento, che hanno raggiunto i 74,4 miliardi di dollari (+11%), mentre le importazioni sono limitate al 26,3%. Un squilibrio che la Casa Bianca intende combattere seppellendo l'accordo di libero scambio transatlantico e rimettendo in discussione gli accordi commerciali nordamericani.
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