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17 nov 2016
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SMI: Tessile-Moda in chiaroscuro nei primi nove mesi del 2016

Pubblicato il
17 nov 2016

Secondo l’Indagine Congiunturale condotta da SMI presso un centinaio di aziende del comparto tessile-moda, presentata il 17 novembre in occasione della conferenza stampa di Pitti Immagine, il primo trimestre dell’anno in corso ha registrato in termini di fatturato un trend positivo (+2,2%), mentre il secondo semestre si è chiuso con un calo del 2%. Tale flessione ha riguardato sia le aziende a “monte” (-1,5%) sia quelle a “valle” della filiera (-2,3%). Le stime rilasciate dalle aziende del panel con riferimento al periodo luglio-settembre indicherebbero una prosecuzione del trend sfavorevole, con un calo medio del fatturato nell’ordine del -2,4%.

La scorsa edizione di Pitti Uomo - pittimmagine.com


In questo contesto negativo, le performance più soddisfacenti sono state realizzate all’estero, soprattutto per il comparto Abbigliamento-Moda, cresciuto sia nel primo (+7,3%) sia nel terzo trimestre (+1,3%). Il Tessile, invece, dopo aver archiviato il periodo gennaio-marzo con una crescita del +3,7%, ha ceduto il -3,3% nel secondo trimestre; le stime per il terzo quarter prospettano un calo pari al -6,0%.    

Con riferimento al sell-in in Italia il “monte” della filiera presenta una crescita sia nel primo sia nel secondo trimestre (rispettivamente pari a +2,2% e +1,2%), mentre inverte il trend nel terzo (-1,5%). Sostanzialmente stabile da gennaio a marzo (+0,2%), il fatturato nazionale dell’Abbigliamento-Moda cede il -3,3% da aprile a giugno, mentre si stima una decrescita del -2,6% nei mesi luglio-settembre.      

Sul fronte estero, da gennaio a luglio le vendite estere hanno superato i 17,5 miliardi di euro, con una leggera crescita del +0,5%. Nello stesso periodo, l’import dall’estero è stato stabile rispetto ai livelli del 2015 (+0,2%), per un valore di 12,1 miliardi. Il saldo commerciale dell’industria Tessile-Moda italiana, nei primi sette mesi dell’anno, si porta a 5,4 miliardi di euro, mostrando un incremento di 53 milioni rispetto al gennaio-luglio 2015.

“Abbiamo assistito a un miglioramento in Europa, in particolare in Francia, Germania e Nord Europa, mentre tutto il mondo anglosassone presenta qualche difficoltà, così come gli Stati Uniti, che hanno registrato un calo dei consumi nel periodo pre-elettorale”, ha commentato Gaetano Marzotto, Presidente di Pitti immagine. “La Russia, che nel 2015 era in difficoltà a causa della svalutazione del rublo, quest’anno sta recuperando. In Cina, che assorbe il 30% dei consumi mondiali di abbigliamento ed è il maggiore importatore per Europa ed Italia, a causa del terrorismo che ha bloccato il flusso di turisti cinesi in Europa sono aumentati gli acquisti locali, in Sud Corea e Giappone, dove attualmente il made in Italy si vende molto di più”.

Dal punto di vista geografico, nei primi sei mesi del 2016 le aree UE e quelle extra-UE hanno avuto andamenti contrapposti: in crescita del 2.2% le vendite comunitarie, in flessione del 1,6% quelle extra-UE.

Germania e Francia, primo e secondo sbocco del Tessile-Moda made in Italy, hanno registrato rispettivamente un incremento del +2,7% e del +2,2%; l’export verso il Regno Unito è cresciuto del +3%, mentre verso la Spagna del +4,4%.    

Per quanto riguarda i Paesi al di fuori dell’Europa, gli Stati Uniti, terza destinazione e primo mercato non UE, dopo la crescita a doppia cifra dello scorso anno, hanno subito una flessione del -6,2%, seguiti da Hong Kong (-2,1%) e Cina (-1,4%), mentre la Russia sta lentamente recuperando terreno, decelerando al -1,4%.

“Con l’elezione di Trump, la speranza è che sia un’accelerazione delle infrastrutture, che si crei un circolo positivo per i produttori e che i lavoratori americani abbiano più mezzi e possano spendere di più”, ha concluso Marzotto.

Sul fronte import, la Cina si conferma al primo posto con una quota del 20,5% sul totale Tessile-Moda importato, pur in flessione del -9,8%. Oltre un miliardo e mezzo separa la potenza asiatica dalla Francia, secondo partner, cresciuta del +3,8%. L’import dalla Turchia, terzo fornitore, cresce del +1,5%, quello dalla Germania del +2,9%; discreto dinamismo interessa anche Spagna e Romania, in aumento rispettivamente del +9,1% e del +6,5%.   
 
 

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