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23 feb 2016
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Ready-to-buy: François-Henri Pinault perplesso, Paco Rabanne tentato

Pubblicato il
23 feb 2016

Nel mondo della moda, il dibattito sui profondi cambiamenti che stanno interessando tutto il calendario delle sfilate si è ormai pienamente animato. Mentre sono sempre di più i marchi impegnatisi in una corsa sfrenata per ridurre il divario di tempo che intercorre tra show e messa in vendita dei vestiti, come hanno fatto Burberry o Tom Ford (per i quali l'attuale sistema costituisce “un'idea datata che non ha più senso”), il magnate François-Henri Pinault auspica una riflessione.

L'ultima sfilata di Gucci nel gennaio 2016 - © PixelFormula


Rendere una collezione immediatamente disponibile dopo il défilé “uccide il sogno del lusso”, ha dichiarato il patron del gruppo del lusso Kering all'agenzia di stampa statunitense Bloomberg. Far aspettare il consumatore sei mesi, al contrario, “crea del desiderio”, secondo lui.

“Ci sono marchi per i quali un défilé è un evento di comunicazione”, ha proseguito. “Burberry ha senza dubbio preso la decisione migliore per ciò che lo riguarda. Quello che noi decideremo sarà ciò che è meglio per i nostri marchi e la nostra visione del lusso”, ha concluso Pinault.

Per molti stilisti, la sfilata è parte integrante del processo creativo. Numerosi capi che sfilano, che non saranno mai posti in vendita, spesso sono proprio quelli che dettano le tendenze future.

“Anticipare la produzione da 4 a 6 mesi, in modo da arrivare sul mercato nel momento in cui si svela la collezione al pubblico, significa compiere una scelta commerciale a svantaggio della creatività. Inevitabilmente, puntando su ordinazioni anticipate, si tenderà a prendersi meno rischi e, alla fine, la sfilata si trasformerebbe nella proposta dei capi più venduti”, analizzava recentemente il presidente della Camera della Moda Carlo Capasa.

Senza dimenticare che talvolta è necessario un certo tempo prima che le nuove idee creative vengano digerite e assimilate da parte del pubblico. Quante collezioni sono state criticate al momento dello show finendo poi per essere adorate al momento del loro arrivo nei negozi?

L'ultimo esempio in ordine cronologico riguarda proprio Gucci, il marchio principale del gruppo Kering. Le primissime sfilate del direttore artistico Alessandro Michele avevano infatti suscitato numerose perplessità prima che lo stilista e le sue creazioni fossero considerati i più “cool” del momento.

Armonizzandosi invece con la tendenza in atto, Paco Rabanne si appresta a sperimentare il “ready-to-buy”. Il marchio disegnato da Julien Dossena metterà in vendita subito dopo il suo défilé del prossimo 3 marzo a Parigi quattro outfit nel suo negozio parigino di rue Cambon, sul proprio e-commerce e nei punti vendita del grande magazzino statunitense Barneys.

Dominique Muret (Versione italiana di Gianluca Bolelli)

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