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8 apr 2016
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Premio Accademia del Profumo 2016: François Demachy è il ‘Naso profumiere dell’anno’

Di
Ansa
Pubblicato il
8 apr 2016

La sua ultima creazione, una fragranza per uomo, è stata la più venduta in Italia nei primi sei mesi dal lancio sul mercato. Ha battuto tutti gli altri nuovi profumi proposti dalle industrie concorrenti. Certo il suo è anche quello usato da Johnny Depp, testimonial di successo per la casa produttrice Dior, e la pubblicità è l’anima del commercio ma il maître parfumeur François Demachy è così rinomato che, nel campo dei produttori di fragranze, è ritenuto più intrigante dell’attore ritenuto più sexy e tenebroso del momento.

Foto: Ansa


Uomo raffinato, occhi vivaci, è figlio di un farmacista di Grasse dove è cresciuto passando le estati a riempire flaconi di acque di colonia nel retrobottega del negozio di papà. Aveva il sogno di diventare dentista e, per mantenersi durante gli studi, ha lavorato nella fabbrica di profumi Charabot. Qui, in sei mesi, gli hanno offerto una formazione da profumiere. Ha accettato e da allora segue l’olfatto. Ha creato profumi di successo per Ungaro, Chanel e, da diversi anni, lavora per il gruppo LVMH e si è aggiudicato il riconoscimento speciale ‘Naso profumiere dell’anno’ che gli è stato consegnato durante la serata del Premio Accademia del Profumo, edizione 2016.

“La sensibilità verso odori impercettibili e non riconoscibili con facilità va mantenuta” – dice Demachy . - “Quotidianamente le mie collaboratrici preparano, a mia insaputa, una decina di mouillettes (ndr strisce di carta assorbente usate in profumeria per annusare i profumi) con differenti aromi e me le sottopongono. Io devo riconoscerne la composizione. L’olfatto è sensibile e pronto soprattutto a stomaco vuoto, perché la fame apre davvero i sensi. Dopo i pasti si perde la sensibilità ed è meglio rinunciare”.

“Mi capita di osservare se un profumo si addica o no alla persona che lo indossa. Per imparare bisogna provarli e giocare a rompere gli schemi classici. Noto, ad esempio, alcune donne che indossano alla perfezione i profumi da uomo e, al contrario, uomini a cui calzano a pennello fragranze fiorite. Si dovrebbe scegliere il profumo in base alla personalità, non al genere. Non ci profumi solo per lui o per lei, si tratta solo di una tradizione che le note fiorite siano associate alle donne, nei fatti quando creo fragranze mescolo nuance tradizionalmente ritenute maschili con quelle femminili, non esistono distinzioni rigorose. Ci sono convenzioni, abitudini, ma imparare a giocare con i profumi, anche sconfinando in ambiti non praticati, sarà sempre più la regola nei prossimi anni”.

I profumi sulla pelle cambiano odore col passare delle ore, a detta di molti, questo cambiamento non è sempre gradito. “Tradizionalmente il profumo ha un aroma appena spruzzato, poi evolve col passare delle ore, il contatto con la pelle e perfino il livello di umidità dell’ambiente circostante. Infatti laddove l’aria è molto secca, come nei paesi arabi e asiatici, le fragranze sono molto più decise e forti per potere essere apprezzate. Nel deserto, ad esempio, gli odori sono molto rari. In ambienti umidi e al mare l’olfatto percepisce molti più odori e aromi. Questo contribuisce a modificare l’odore percepito. Dal punto di vista della ricerca sono stati messi a punto nuovi sistemi di produzione che ci offrono la possibilità di creare profumi semplici da scegliere, perché stabili. Presto i consumatori avranno profumi fedeli alla prima spruzzata e questa è una nuova, interessante, novità”.

Si dice che i profumi naturali siano più affini alla pelle, oltre che più raffinati delle fragranze di origine chimica. “Va detto che profumi composti al 100% di ingredienti naturali non esistono. Se ci fossero, saprebbero di minestrone. Sono indispensabili molecole di sintesi che danno carattere e stabilità alle fragranze. Certamente penso che i componenti naturali dovrebbero essere usati sempre di più e vorrei che i consumatori chiedessero più componenti odorose di derivazione naturale, come gelsomino, rose, bergamotto per spingere le industrie a usarli sempre di più”.

Per creare un profumo “dall’individuazione di diverse nuances, soluzioni e aree fino al lancio sul mercato, in media, passano un paio di anni” - dice l’esperto.

E sui profumi del futuro conclude: “Penso che fra molti anni avremo la possibilità di avere una pelle profumata in modo endogeno. Già ora si riconosce l’odore dell’aglio dalla pelle di chi ne mangia molto. In futuro ci profumeremo con delle pillole, da assumere per via orale. Oppure con dei patch a contatto col corpo, che emaneranno le fragranze a lungo e in base alla temperatura del nostro corpo, di cosa stiamo facendo in un dato momento”.

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