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12 giu 2017
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Pitti Uomo 92: dati SMI, moda italiana maschile a +1,2% nel 2016

Pubblicato il
12 giu 2017

Secondo i dati emessi dal Centro Studi di Sistema Moda Italiana, la moda maschile italiana ha archiviato il 2016 con una crescita del +1,2%, per un fatturato totale che supera i 9 miliardi di euro, leggermente superiore alle stime rilasciate lo scorso gennaio che prevedevano un +0,9%. Buone in particolare le performance di confezione (+2%) e maglieria (+5,1%), mentre accusano dinamiche di segno negativo la camiceria (-5,4%), il segmento delle cravatte (-6,3%), e la confezione in pelle (-11%).

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L’export mantiene il suo ruolo fondamentale a supporto della crescita della moda maschile italiana, con un incremento del +2,4% che porta il fatturato realizzato al di fuori dei confini nazionali a 5,8 miliardi di euro (64,4% del totale). L’import registra invece un deciso rallentamento, dopo un biennio di crescita sostenuta, con un fatturato che si assesta sui livelli del 2015, per un totale di 4 miliardi circa.

A livello di canale distributivo le catene, sorpassato il dettaglio tradizionale nel 2014, sono salite a quota 35,7%; il dettaglio indipendente, passato a quota 26,9% sul totale, registra una flessione del -7,7%. L’universo della GDO, invece, ha presentato un aumento del sell-out intermediato pari al +2,7%. Da sottolineare, infine, la performance dell’e-commerce: in aumento del +42%, raggiunge uno share del 6,3% del mercato uomo (nel 2015 era al 4,4%).

Per quanto riguarda l’estero, il mercato UE, cresciuto del +4,8% rispetto al +0,4% delle aree extra UE, si conferma il maggior acquirente di moda maschile italiana, con una quota del 53,6% sull’export totale di settore. Francia e Germania chiudono l’anno su valori pressoché identici, pur mostrando la prima un lieve calo pari al -1,5%, mentre la seconda un aumento del +8,8%. Il Regno Unito resta favorevole, grazie ad un aumento del +7,6%. Sempre restando in ambito UE, va sottolineata la performance della Spagna, caratterizzata da un incremento double-digit pari al +15,4%. Dinamiche negative interessano invece i Paesi Bassi (-17,6%), mentre, pur su valori più modesti, crescono le vendite sia in Austria (+6,2%) sia in Belgio (+4,0%).

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Gli Stati Uniti, dopo l’ottima performance sperimentata nel 2015 (+12,6%), registrano una perdita del -8,7%, abbandonando così la prima posizione conquistata proprio nel 2015 e scivolando al quarto posto nel ranking degli sbocchi principali del menswear italiano. Guardando ai mercati del Far East, le vendite verso Hong Kong crescono del +14,9%, quelle in Giappone del +12,5%; l’export in Cina, invece, si chiude con un più modesto +5,3%, per un totale di 201 milioni di euro. Anche la Corea del Sud risulta interessata da una dinamica soddisfacente pari al +8,2%, per un valore complessivo di 124 milioni di euro. La Russia si mostra in recupero, su tassi del +3,8%.

Nei primi due mesi del 2017, la moda maschile italiana ha visto proseguire l’export su un sentiero favorevole, mentre l’import evidenzia un timido recupero (+0,8%). In particolare, il fatturato estero, spinto dalla confezione ma ancor più dalla maglieria maschile, sperimenta una crescita del +6% circa rispetto al primo bimestre 2016. In queste prima battute del 2017 tra i mercati di sbocco best performer in termini di ritmo di crescita si segnalano Germania (+8,3%), Regno Unito (+24,8%) e Spagna (+10,5%) in ambito UE e Hong Kong (26,8%), Corea del Sud (39,4%) e Giappone (+9,2%) in ambito extra-UE; la Cina non supera, invece, il +2,1%.  

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