Paris Fashion Week: Saint Laurent, questo è ciò che si chiama una grande sfilata
Omaggio a Yves Saint Laurent, ma anche alla leggenda del business della moda Pierre Bergé. Una collezione coraggiosa e super sexy, in un set sbalorditivo, da togliere il fiato, collocato sulle rive della Senna e illuminato dalla Tour Eiffel.
Un défilé pieno di ammiccamenti, di stuzzicanti giochi di riferimenti visivi per gli addetti ai lavori e gli appassionati, ricco di continue allusioni ai famosi look e abiti creati da Monsieur Saint Laurent in persona, ma rifiniti all'estremo, quasi rarefatti, dalla riflessione di Anthony Vaccarello, l’attuale direttore artistico della maison.
I suoi blazer affilati presentati in apertura sono stati abbinati a camicette da zingara e pantaloncini da combattimento di boxe beige e argento a contrasto. Vaccarello ha mandato fuori anche giacche da pirata, con maniche gigantesche e indossati aperti fino all’ombelico; plastered jackets di media lunghezza rivestite con tante grosse palline, pietre preziose e cristalli che sembravano avere un proprio generatore elettrogeno integrato.
Ha giocato con i famosi tuxedo da sera di Yves, dissezionandoli con enormi fiocchi di pelle verniciata e ha abbagliato il pubblico con abiti corti di jacquard astratto metallizzati. Tutte le top model sembravano aver l’aria di chi va a sfilare su un Red Carpet o di chi ritorna da un after-party. Così come i numerosi modelli maschili presentati in questa gigantesca colezione, che ha totalizzato ben 91 passaggi.
Le gambe erano assolute protagoniste di questo défilé: raramente si è vista così tanta pelle al vento in una sfilata parigina. Soprattutto nel finale, e in particolare con dei mini abiti-camicia abbinati a degli stivali di pelliccia di Yeti alti fino alla coscia, che Anthony Vaccarello ha definito “i nuovi diamanti di oggi”.
Dopo una mezza dozzina di giacche vittoriane trasparenti e civettuole, quasi impalpabili, Anthony Vaccarello ha attirato nuove grida di ammirazione con una decina di voluminosi abiti da sera bouffants, che finivano sulle anche e che esplodevano verticalmente su fantasie che evocavano un incidente stradale o capricci in boa di piume di struzzo. Un altro chiaro riferimento a un classico di Saint Laurent.
“Sì, certo. Stavo pensando a Pierre. A lui e a Yves, che erano una coppia pazza. Un amore folle il loro. Volevo come protagonista l’atelier della maison, questa risorsa incredibile che ci hanno lasciato. Non c’è un vero tema, giusto raccontare la storia di Parigi e di Yves Saint Laurent, e divertirsi creando abiti con persone che adorano farlo”, spiegava Anthony Vaccarello nella penombra del backstage.
“Voglio che la donna Saint Laurent si diverta nella vita, che approfitti di Parigi. E la sera, ama l’oscurità. E anche se la Tour Eiffel è uno stereotipo, Voglio spingere questo cliché fino alla fine, questa splendida visione di una Parigi da cartolina”, ha aggiunto ridendo.
E parliamo del set monumentale! Un podio gigante grigio chiaro grande come un campo da calcio, eretto sopra le fontane dei Giardini del Trocadéro.
Tutti gli invitati avevano ricevuto delle brevi e-mail che gli imponevano di arrivare assolutamente per assistere alla sfilata prima delle 19:45 (il che è abbastanza insolito a Parigi, dove i défilé della sera sono spesso 45 minuti in ritardo). Tutti hanno ottemperato alla regola... e si è capito perché fosse stata data in modo così intransigente quando, alle 20 in punto, le luci della Tour Eiffel si sono accese all’improvviso e la prima modella è apparsa nel mezzo di una nuvola di ghiaccio secco illuminata da alcuni proiettori.
All’interno c’erano 1.500 invitati… e almeno il quintuplo di persone nei giardini circostanti e più in alto sul Trocadéro, che si accalcavano per cercare di intravedere la sfilata. Sempre un gentiluomo, François-Henri Pinault, l’ultimo proprietario di Saint Laurent, che è venuto personalmente ad accogliere Anne Hidalgo all’ingresso. Soddifattissima per aver recentemente ottenuto i Giochi Olimpici per la sua città, il sindaco di Parigi splendeva in viso mentre si dirigeva al posto assegnatole.
A un giornalista che si complimentava per la massinscena, François-Henri Pinault ha risposto con una battuta: “Grazie! Eh beh, abbiamo effettivamente costruito la Tour Eiffel espressamente perché si trovasse nel posto giusto per questa sera”.
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