Parigi e la sua Alta Moda, una destinazione sempre più attraente
Simbolo del prestigio della moda in Francia, la Settimana dell’Alta Moda ha visto rafforzarsi la propria fama ultimamente, attirando sempre più membri invitati. Meno affollato, e soprattutto posizionato subito dopo la maratona delle sfilate di moda maschile, vale a dire nel momento clou delle vendite delle pre-collezioni femminili, l’appuntamento piace sempre di più ai brand, che faticano ormai a ritrovarsi nei calendari scombussolati delle Fashion Week tradizionali.
Così, la prossima edizione, in programma dal 2 al 6 luglio a Parigi, dove saranno presentate le collezioni autunno-inverno 2017/18, annuncia un ricco calendario con circa 36 défilé, che ospiteranno 5 nuovi nomi (A.F. Vandevorst, Azzaro, Proenza Schouler, Rodarte e Ronald van der Kemp) come membri invitati.
Durante l’ultima sessione di gennaio, erano sei ad aver ottenuto il prestigioso riconoscimento, e cinque nel luglio del 2016, mentre in precedenza solo due o tre nomi nuovi venivano ammessi in ogni stagione. Da parte loro, le case di moda che possono beneficiare dell'appellativo "haute couture", come Chanel o Christian Dior, sono solo una decina.
Fu Vetements, il marchio d’ispirazione streetwear guidato da Demna Gvasalia, che è anche il direttore artistico di Balenciaga, a dare il la all’evento nel luglio 2016, uscendo dalla Fashion Week Donna per entrare a far parte del calendario dell’Alta Moda come membro invitato. Un anno più tardi, l’etichetta cambia nuovamente strategia. Via dell’Alta Moda, troppo affollata per i gusti di Gvasalia, che in questa stagione ha optato per una presentazione nel corso della Settimana maschile.
“L’Alta Moda presenta in luglio ciò che le donne indosseranno d’inverno. Con le Settimane della Moda, si sono confusi due momenti totalmente differenti: queloa della vendita, che consiste nel presentare la linea ai buyer un anno prima, per avere il tempo di vedere la loro reazione e di lanciare la produzione, e quello della comunicazione”, analizza il patron del salone Première Vision, Philippe Pasquet.
“I marchi stanno riflettendo su tutti i cambiamenti che sta attraversando il sistema moda. Per la Donna, marzo e ottobre per le sfilate non sono le date più indicate, perché arrivano o troppo presto o troppo tardi, a seconda delle varie strategie delle case di moda”, afferma Stéphane Wargnier, direttore degli studi della Chambre Syndicale (l’equivalente francese della nostra CNMI, ndr.), che è anche il responsabile della comunicazione di Petit Bateau.
“Risulta chiaro come si debba constatare che le pre-collezioni, che costituiscono quasi l’80% delle vendite, oggi sono diventate altamente specializzate”, sottolinea. Di fatto, un numero sempre maggiore di griffe intende anticipare le consegne per assicurare una vita più lunga alle loro collezioni. Da qui l’accento posto sulle pre-collezioni e sulle sfilate femminili a monte. È in questo spirito che i marchi americani Rodarte e Proenza Schouler hanno deciso di venire a sfilare nella Ville Lumière durante l’Alta Moda.
Proenza Schouler ha infatti annunciato lo scorso gennaio “la decisione di lasciare il tradizionale calendario del prêt-à-porter per proseguire con un modello di business più allineato alle realtà del commercio odierno”. Nota per il suo stile avanguardista, l’etichetta newyorchese guidata da Lazaro Hernandez e Jack McCollough presenterà domenica 2 luglio, in un solo défilé, la collezione principale e la cruise.
Ma la Settimana dell’Alta Moda è apprezzata anche per altre ragioni. Non solamente attira buyer di tutto il mondo, ma permette ai giovani marchi che vi sfilano di uscire dall’anonimato nel quale li fa piombare la Fashion Week tradizionale, potendo nel contempo mostrare le loro capacità, come nota Bradly Dunn Klerks, il CEO del brand olandese Iris van Herpen, che festeggerà, nello show del 3 luglio, il suo 10° compleanno: “Per i creatori come Iris, che vogliono mostrare una storia e costruirsi un'eredità stilistica, la Settimana dell’Alta Moda offre la piattaforma ideale, in cui compratori e giornalisti si prendono il tempo di vedere le collezioni”.
“Con l’online, le stagioni non hanno più importanza. Nelle linee non si vede la differenza tra inverno ed estate. Mentre il sistema si trova a un punto di rottura, l’Alta Moda è il solo momento in cui giornalisti e stilisti possono veramente parlarsi. Per i designer, questa settimana ha un impatto importante”, sostiene.
“Non c’è più spazio nel calendario normale. La Fashion Week di Parigi è ipersatura, mentre nel periodo dell’Alta Moda c’è incontestabilmente più visibilità. Come risultato, molti giovani iniziano con la haute couture per passare solo dopo al prêt-à-porter”, racconta Laura Mancini, che ha fondato il proprio brand di "prêt-à-couture" nel 2014.
Per farsi conoscere, la stilista pugliese che vive a Milano ha scelto da due anni di sfilare nel momento delle pre-collezioni alla Fashion Week di Dubai, dove “c’è meno confusione, e dunque più visibilità e maggiori possibilità di finalizzare delle vendite”, sostiene, per poi concludere con una serie di conclusioni sibilline: “Partecipare a Dubai mi costa meno di uno shooting fotografico. Grazie al lookbook realizzato là, presento la collezione in showroom a Parigi con tutto il materiale. Di conseguenza, tutto è più facile. Ciò che è importante è essere venduti, più che essere conosciuti”.
Versione italiana di Gianluca Bolelli
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