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Ansa
Pubblicato il
21 ago 2017
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Moda: in 6 mesi fatturato in crescita a +2%, ma ora la sfida è sulla filiera

Di
Ansa
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21 ago 2017

La sfida dei prossimi cinque anni per la moda italiana è rafforzare la filiera. Senza, il Made in Italy rischia di perdere la sua unicità. L'analisi è di Claudio Marenzi, alla guida di Confindustria Moda. “Il settore sta bene”, ha spiegato. “La crescita del primo semestre è stata di quasi due punti percentuali, in linea con le stime che vogliono il fatturato del settore in aumento nell'anno del +1,8%. È sempre l'export a trainare (+1,7% da gennaio ad aprile). E se i consumi interni ancora sono deboli, entro l'anno dovrebbero recuperare fino a stabilizzarsi (-0,2%)”.

Claudio Marenzi


All'orizzonte però ci sono grandi sfide, prime fra tutte l'e-commerce, e la diaspora dei grandi marchi, sempre più spesso in mano straniera. "Il 'pericolo' di diventare stranieri non lo vedo, non sono tra quelli che pensa che le acquisizioni fatte da grandi gruppi siano un rischio”, ha messo subito in chiaro Marenzi, in un dialogo con l'Ansa dove ha fatto il punto sulle prospettive del settore. “Anzi, certe hanno avuto l'esito positivo di messa in sicurezza di posti di lavoro. I capitali possono essere francesi, tedesco o arabi, ma se produzione e creatività restano italiani va bene".

“L'e-commerce cresce”, ha continuato il Presidente, “ma in modo non omogeneo, né per prodotti né per marchi. L'on-line sta avendo marginalità minori di quello che ci si aspettava: la logistica incide. Il commercio via web è soprattutto una ricerca del miglior prezzo al ribasso. Quindi l'e-commerce non è una panacea, perché non è per tutti: bisogna avere marchio forte e risorse sufficienti. Risorse che a volte mancano se non ci sono le spalle robuste che hanno grandi poli del lusso, come i francesi di Lvmh o Kering, che in Italia mancano. Forse è dovuto alla nostra natura individualista e che siamo più legati al prodotto. Però non c'è stata nemmeno la finanza ad aiutarci. Ora, la finanza, con sempre più fondi di private equity pronti ad investire su marchi storici, è vista come un'alleata per la crescita, a patto che chi entra nel capitale non chieda al management solo dei risconti economici di marginalità, che rischiano di prosciugare di contenuto prodotto e marchio".

Difficile per Marenzi oggi sapere come sarà nel 2050 la moda italiana: "L'orizzonte sembra abbastanza scuro, ma le cose stanno cambiando talmente rapidamente che può succedere di tutto. Il settore sta mutando. Il Piano Industria 4.0 offre l'opportunità cambiare paradigma aziendale. Perché il Made in Italy fa bellissimi prodotti, ma soffre di una storica debolezza su logistica e consumer service: Industria 4.0 è l'occasione per implementare questa parte".

Di una cosa però Marenzi è certo: la sfida dei prossimi cinque anni si gioca tutta sulla filiera: “Il settore deve averne consapevolezza. Le aziende che stanno 'a valle' - la distribuzione, i grandi marchi - devono capire l'importanza del 'monte' - semilavorato e fornitori". Perché se la perdiamo, perdiamo l'unicità del Made in Italy. La Settimana della moda milanese, e le sue iniziative collaterali in città, mostreranno questo: che la moda italiana è il risultato di una filiera unica al mondo".

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