Gianluca Bolelli
3 set 2016
Marks & Spencer verso una diminuzione della sua profondità all'estero
Gianluca Bolelli
3 set 2016
L’insegna del Regno Unito mette un freno alle sue ambizioni di espansione internazionale. Il nuovo CEO Steve Rowe intende annunciare in novembre l'adozione di nuovi provvedimenti per razionalizzare la rete britannica, ma soprattutto per contrastare il declino dei profitti all'estero della catena con sede a Londra, ma fondata a Leeds nel 1884. La possibile chiusura del costoso negozio parigino degli Champs-Élysées di Marks & Spencer era già stata esaminata e paventata dalla direzione in primavera.
Steve Rowe giudica “insostenibili” i disavanzi del marchio all'estero, e ha precisato che occuparsene diventerà la sua priorità. Una posizione che aveva manifestato in modo fragoroso la scorsa primavera annullando l'apertura di un concept store ad Amsterdam, a soli due mesi di distanza dall'addio del suo predecessore olandese Marc Bolland, andatosene dall'azienda in aprile. Adesso gli osservatori si aspettano che vengano chiusi gli indirizzi esteri che presentano le attività con i maggiori passivi.
Questa politica strategica rappresenta il secondo tipo di impulso dato dal nuovo Chief Executive dopo quello che punta a dare nuova linfa alle vendite di prodotti non alimentari, diminuite nell'esercizio precedente. Il management intende infatti migliorare ed affinare l'offerta di abbigliamento riducendone i prezzi di vendita per riconnettersi con i consumatori.
“Continuiamo a sovraperformare negli alimenti, ma anche a sottoperformare nell'abbigliamento e negli articoli per la casa (…)”, spiegava Steve Rowe in maggio. “Abbiamo una visione chiara delle misure necessarie per recuperare e sviluppare queste attività, che sono la nostra priorità (…). Siamo comunque convinti che il nostro impegno nel fornire dei buoni prodotti, prezzi e servizi aiuterà l'attività 'Clothing & Home' a riprendere la sua crescita”.
Nell'esercizio 2014-15, Marks & Spencer aveva registrato una stabilità delle vendite, a 10,31 miliardi di sterline (14,3 miliardi di euro), ma anche una contrazione dell'utile netto del 7%. Già allora l'abbigliamento era stato il principale accusato, e l'estate 2015 fu caratterizzata dalle partenze di John Dixon, all'epoca responsabile del settore non-food, e di Frances Russel, responsabile delle linee femminili di abbigliamento.
Matthieu Guinebault (Versione italiana di Gianluca Bolelli)
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