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Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
17 ott 2018
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Marie-Claire Daveu (Kering): “Lo sviluppo sostenibile non è più un’opzione per il lusso”

Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
17 ott 2018

Arrivata nel 2012 in Kering per guidarvi la strategia di sviluppo sostenibile, Marie-Claire Daveu, direttrice dello sviluppo sostenibile e degli affari istituzionali internazionali del colosso francese del lusso, traccia un bilancio per FashionNetwork.com spiegando l’approccio, così come i progressi e gli obiettivi della società, in materia di sostenibilità.

Marie-Claire Daveu - ©Jean-François Robert_modds


FashionNetwork.com: Kering ha pubblicato il suo primo bilancio dei risultati ambientali nel 2015. A che punto è oggi l'impegno nella sostenibilità del gruppo?
 
Marie-Claire Daveu: Abbiamo lanciato un piano d’azione 2012-2016 che era molto focalizzato sull'ambiente con obiettivi quantificati. Ma era un periodo un po' breve per cambiare le cose. Forti di questa esperienza, abbiamo capito che era necessario un approccio più olistico e una visione a più lungo termine. Dunque abbiamo aggiunto all’ambiente la dimensione sociale. Nel gennaio 2017, abbiamo pubblicato la nostra nuova strategia ad orizzonte 2025. Ogni tre anni faremo un bilancio. Il primo è previsto per l’inizio del 2020. Per evidenziare l'importanza di questa sfida, i membri del comitato esecutivo del gruppo costituiscono il comitato di regia di questa strategia.

FNW: Quali sono i nuovi obiettivi che vi siete dati?
 
MCD: I principali obiettivi ambientali puntano a una riduzione del 40% del nostro impatto ambientale e del 50% delle nostre emissioni di CO2 entro il 2025, il 95% di tracciabilità sulle materie prime a fine 2018 e il 100% a fine 2025. In parallelo, abbiamo fissato degli standard legati alle materie prime e ai processi di fabbricazione, che sono stati pubblicati in gennaio sul nostro sito. Dopo due anni di lavoro, ci troviamo in una fase pilota di test per alcuni processi o materiali. Tutti questi standard dovranno essere applicati al 100% a fine 2025. La nostra nuova strategia è articolata su tre pilastri: “Care” per l’ambiente e le risorse naturali, “Collaborate” per l’ambito sociale e “Create” che riguarda tutto ciò che è innovazione, tappa fondamentale per raggiungere i nostri obiettivi.
 
FNW: Vale a dire?
 
MCD: Attraverso le misure e i progetti che abbiamo identificato in termini di approvvigionamento, per esempio in lana sostenibile, cotone organico, ecc., e di processi produttivi, sappiamo che possiamo riuscire a ridurre del 20% il nostro impatto sull’ambiente. Ma ciò non sarà sufficiente per ottenere una riduzione del 40%. Dovremo quindi fare affidamento su innovazioni e tecnologie dirompenti, sia nei processi, nei materiali o in qualsiasi altro step. Tra qualche anno emergeranno incredibili innovazioni, che non sono state ancora inventate e di cui non si può immaginare la portata. Questa è la sfida!
 
FNW: Come pensate di affrontare questa sfida?
 
MCD:Bisogna avere un approccio imprenditoriale rimanendo aperti e all’ascolto delle innumerevoli iniziative che emergono ovunque. E poi è necessario testare, vedere se funzionano. Da qui l’importanza di investire su questo fronte. Nel 2015, abbiamo investito con H&M nella start-up Worn Again, che ha scoperto come scomporre tessuti di abbigliamento in fibre miste e come separare dal poliestere e dalla cellulosa i coloranti e altri agenti contaminanti. Nel 2017, abbiamo collaborato con l'acceleratore di start-up Fashion for Good/Plug and Play. Come tingere usando i microrganismi, per esempio? O creare un’ecopelle in laboratorio? Tutte idee che richiedono un grande sforzo di investimento.
 
FNW: Lo sviluppo sostenibile rappresenta un costo. Quanto sono ampi questi investimenti?
 
MCD:Quello che voi considerate un costo è per noi un investimento. Lo sviluppo sostenibile non è più un’opzione per il lusso. Se si vuole continuare il nostro business, non abbiamo scelta. Dobbiamo essere parte di una strategia sostenibile su tutti i fronti. Tuttavia, non è possibile avere un approccio classico di redditività su questo argomento. In termini di risparmio di energia, il ritorno sull'investimento è facilmente quantificabile. Ma per gli altri parametri è difficile. Può capitare di investire in una nuova tecnologia o in una start-up che magari non funzionerà.
 
FNW: Quali sono gli ultimi progetti che avete sviluppato sul tema della sostenibilità?
 
MCD:Quest’anno abbiamo messo a punto insieme al London College of Fashion il primo corso online dedicato al lusso sostenibile, un Massive Open Online Course (MOOC). Dura sei settimane ed è aperto gratuitamente a tutti. La prima sessione del corso si è svolta ad aprile, con oltre 10.000 iscritti provenienti da 144 Paesi! Non ci aspettavamo un successo simile. La seconda sessione inizierà a breve in ottobre.
 
FNW: La pressione delle reti sociali sulle griffe si fa sempre più forte sulle questioni etiche. Cosa ne pensa?
 
MCD:I social network hanno un doppio effetto benefico. Da una parte, hanno un lato educativo, in quanto consentono di condividere le informazioni in modo accessibile e semplice. Dall’altra parte, segnalano i comportamenti inadeguati. Se un marchio non è autentico o fa del greenwashing, ciò si ripercuoterà immediatamente contro di lui. Per me, è positivo e importante. I consumatori hanno la loro responsabilità.
 
FNW: La politica, invece, appare più indietro rispetto a questi argomenti…
 
MCD:La società si evolve, e lo fa in fretta. Sullo sviluppo sostenibile, ognuno ha le proprie responsabilità e non serve a niente mettere gli uni contro gli altri. Dai politici ai consumatori, passando per i mass media o i business leaders. Anche le aziende hanno la loro responsabilità e determinano un impatto. Tutti devono agire.
 
FNW: Negli ultimi tempi, il dibattito sugli animali è cresciuto. Quali sono le azioni che mettete in pratica a questo riguardo?
 
MCD:Quando parlavo di benessere degli animali nel 2012, per esempio del pitone, l’argomento faceva sorridere. Oggi le mentalità sono cambiate. È una questione sulla quale Kering vuole far evolvere le cose e avere una leadership. Così, nei nostri “Kering standards” abbiamo indicato i procedimenti di allevamento da preferire specie per specie e definito anche gli standard per i prelievi nell’ambiente naturale e per la macellazione. Tali standard riguardanti gli animali, che vanno oltre la regolamentazione, dovrebbero essere resi pubblici nella prima metà del 2019.
 
FNW: Questi standard dovrebbero essere complicati da impostare dato i vostri numerosi fornitori?
 
MCD:Abbiamo avuto molti incontri e riunioni con i fornitori, le concerie, ecc. Sento una crescente consapevolezza su questi argomenti. Ma hanno bisogno di una guida e di formazione su questi temi. Da parte nostra, esiste un vero e proprio concetto di partnership con i nostri fornitori.
 
FNW: Anche il pubblico sembra più sensibile alle questioni ambientali. Ha notato un senso di urgenza su questo argomento?
 
MCD: Il senso di urgenza è presente. Ma non una novità per Kering. È chiaro che nel 2012 la risonanza mediatica non era la stessa di oggi. Tutto questo ora influisce di più sulla società. Il cambiamento climatico, il pubblico lo può constatare dal vivo. Sulla biodiversità, è più difficile. Ma questa è una fase fondamentale. Bisogna agire in fretta, concretamente e in modo operativo.

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