Di
Adnkronos
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Pubblicato il
15 nov 2011
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Magliette e pantaloni nel compost, è italiano il wear 100% biodegradabile
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15 nov 2011
15 nov 2011
Non solo inquinare sempre di meno si può, ma con i vestiti usati e non più utili, si può dare una concreta mano all'ambiente, aggiungendoli direttamente insieme alle bucce di patate e ai fondi di caffè nel compost casalingo. E' un'innovazione tutta italiana (Made in Treviso per l'esattezza), quella che è destinata a portare una rivoluzione nei consumi di abbigliamento, grazie ai risparmi che produrrà in termini di portafoglio e di salvaguardia ambientale: un 'tessuto non tessuto' prodotto interamente da fibre vegetali come la cellulosa o la viscosa e dai polimeri ricavati da oli di mais o barbabietola.
Filippo De Martin |
Grandi multinazionali di abbigliamento, specie sportive, sono già al lavoro, per immettere magliette e pantaloni 'compostabili', ma a bruciare tutti sul tempo è stato un giovane italiano, Filippo De Martin, 39 anni, industrial designer, che insieme ad altri due under 40 (Nicola Monti, ingegnere tessile e Lupo Rossi, esperto di processi di produzione di 'tessuto non tessuto'), ha ideato e brevettato il rivoluzionario materiale. "L'idea mi è venuta nel 2008 -dice De Martin a Labitalia - durante una vacanza con i miei figli. La quantità di vestiti che sporcano i bambini è impressionante e allora mi sono detto: perché non trovare qualcosa di alternativo, un 'usa e getta' che però eviti l''effetto pannolino' e che sia al contrario utile all'ambiente?".
La sfida è stata vinta con il progetto 'Wear and Toss'. "Si tratta di un materiale stabile, un jersey, una maglina morbida, con elasticità e effetto drappo come i normali tessuti e la cosa notevole - fa notare De Martin - è che è a bassissimo costo: una maglietta costerà al consumatore solo 2 euro".
"Anche il sistema di produzione è semplice - spiega De Martin - e poché le materie prime sono di facile reperimento, 'Wear and Toss' si presta a essere prodotto ovunque".
Il tessuto, biodegradabile al 100%, si presta anche e soprattutto a essere usato in ambienti di lavoro come ospedali e cliniche private, case farmaceutiche, laboratori di analisi, istituti riabilitativi, centri di cura per anziani, ossia tutte le strutture, che necessitano di materiali e capi d'abbigliamento igienici ed asettici sia per i pazienti sia per il personale, in modo da prevenire situazioni di contaminazione batterica e virale. I capi d'abbigliamento confezionati con 'Wear e Toss' possono inoltre incapsulare vaccini e antibiotici.
Ma per portare a profitto l'idea del giovane innovartore veneto, occorre ora un progetto industriale serio. "Cerchiamo un finanziatore che permetta l'avvio della produzione in grande scala e per questo - conclude De Martin - ci stiamo rivolgendo anche all'estero".
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