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Pubblicato il
7 mag 2015
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Made in: la Commissione UE proporrà l'applicazione per settori

Di
Ansa
Pubblicato il
7 mag 2015

La Commissione UE proporrà al Consiglio di arrivare all'introduzione di una normativa sul 'Made in' almeno per alcuni settori affinchè sui prodotti importati da Paesi terzi sia indicata chiaramente la loro provenienza. Questo, a quanto si è appreso, l'orientamento preso il 6 maggio scorso, dall'esecutivo europeo su un provvedimento sollecitato più volte dal Parlamento UE e che sta molto a cuore all'industria italiana, ma al quale molti Paesi nordici si sono sempre opposti.

Foto: Ansa

 
Al via ora il negoziato con il Consiglio. I settori a cui potrebbe essere applicata la normativa 'Made in' sarebbero, almeno inizialmente, tre (tessile, calzature e ceramiche) delle cinque a cui punta l'Italia (resterebbero fuori legno-arredo e gioielli).

Uno studio commissionato 'ad hoc' da Bruxelles ha invece valutato il rapporto costo-benefici dell'iniziativa su sei categorie di prodotti (giocattoli, arredamento, elettronica di consumo, tessile, calzature e ceramiche). Arrivando alla conclusione che solo nei casi delle calzature e delle ceramiche "appaiono soddisfatte le condizioni necessarie" a ottenere un risultato positivo dall'introduzione dell'obbligo di indicazione della provenienza dei prodotti. Una iniziativa rispetto alla quale, si legge ancora nello studio, "non paiono comunque esserci alternative valide" tra quelle finora avanzate.

Nel corso del dibattito sul 'Made in' svoltosi oggi in Commissione, il responsabile per l'agenda digitale, il tedesco Guenther Oettinger, ha ritirato la riserva che aveva precedentemente avanzato per bloccare la proposta. Da parte sua la commissaria all'industria, la polacca Elzbieta Bienkowska, durante un'audizione al Parlamento UE, ha detto che finalmente "vedo la luce in fondo al tunnel: tra gli 11 Paesi contrari" al 'Made in' (tra cui Olanda, Germania, Gran Bretagna, Danimarca e Svezia) e, più in generale alla proposta di direttiva sulla sicurezza dei consumatori di cui il provvedimento fa parte, "è stata trovata qualche sorta di soluzione. Ci vuole pazienza", ha poi aggiunto sottolineando che è "inaccettabile che per un solo articolo tutto il pacchetto resti bloccato".
 
L'articolo del provvedimento dedicato all'indicazione dell'origine dei prodotti importati nell'UE è il numero 7 ed a causa sua - e dell'opposizione di tanti Paesi - la proposta di direttiva nei mesi scorsi si è incagliata sulle secche del Consiglio.

I 28 ministri UE responsabili per la competitività torneranno ora a parlarne, nel tentativo di sbloccarne l'iter, il 28 maggio prossimo. Una discussione che sarà preceduta dall'incontro in programma tra gli 'sherpa' dei ministri il prossimo 12 maggio, e poi da quella degli ambasciatori dei 28 fissata per il 20 maggio.

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