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Versione italiana di
Laura Galbiati
Pubblicato il
19 gen 2018
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Louis Vuitton: l’addio molto “british” di Kim Jones

Versione italiana di
Laura Galbiati
Pubblicato il
19 gen 2018

La moda non ama gli addii, ma nonostante ciò non si può proprio dire che la sfilata finale di Kim Jones per Louis Vuitton di giovedì a Parigi non sia stata piena di eleganza. Sei anni dopo aver sfilato la prima volta come designer uomo di Vuitton, Kim Jones ha detto addio al brand mano nella mano alle sue due compatriote Naomi Campbell e Kate Moss. E, bisogna riconoscerlo, Jones chiude in bellezza, con una collezione notevole in cui la “logo-mania” incontra lo street style alto di gamma, un mix che ha utilizzato brillantemente nel suo percorso presso la maison.

Naomi Campbell, Kim Jones e Kate Moss - Pixelformula


L’idea di Jones per la collezione uomo trae ispirazione dai crateri, con grandi immagini di terra e pietre su giubbotti in nylon, top tecnici, parka da cacciatore accorciati e leggings. Il tutto accompagnato da scarponcini da trekking in pitone metallizzato e messo in scena con lo humour un po’ pazzo tipico di Jones, come l’enorme valigia con rotelle ricoperta del celebre monogramma e trasformata in zaino, e rifinito con una buona dose di futurismo, ben percepibile nella lucentezza metallica delle giacche da baseball e nei cappotti in pelle di vitello.
 
Un’allure vagamente sportiva molto attuale: preziosa ma non pretenziosa, solo cool. Prima che il pubblico si alzasse per applaudire molto calorosamente Naomi e Kate, che indossavano rispettivamente un impermeabile nero e uno marrone ricoperti con il monogramma LV, Jones ha ricevuto la sua ovazione finale come direttore artistico della linea uomo di Louis Vuitton.

David, Victoria e Brooklyn Beckham sedevano in prima fila, accanto alle star del football del Paris Saint-Germain Neymar e Kevin Trapp. Assente invece il patron di LVMH Bernard Arnault, ma i suoi due figli Antoine e Alexandre erano in prima fila ai bordi della passerella circolare color grigio stucco all’interno della location preferita di Jones, il Palais Royal.
 
Due giorni fa, il CEO di Vuitton Michael Burke ha annunciato ufficialmente che Jones avrebbe lasciato il brand. Non ha rilasciato ulteriori commenti in occasione dello show e non si è presentato nel backstage, dove lo champagne Ruinart (altro marchio del gruppo LVMH) scorreva a fiumi in un party di addio a Jones piuttosto alcolico.

Louis Vuitton,autunno/inverno 2018 - Pixelformula


Alla domanda sui suoi prossimi progetti, Jones, il cui nome è stato associato sia a Versace a Milano sia a Burberry a Londra, è stato circospetto.
 
“Oggi è il giorno di Louis Vuitton, non il mio. La maison mi ha sempre trattato estremamente bene e voglio rispettarla in questo momento”, ha commentato Jones. La prossima tappa? “Una lunga vacanza alle Maldive!”, ha esclamato ridendo.
 
Alla sfilata non sono mancati designer di talento, vuoi occupati vuoi liberi al momento: Olivier Rousteing di Balmain; Virgil Abloh di Off-White, Stefano Pilati, ex Yves Saint Laurent. Anche se, a dire il vero, Burke non dovrebbe cercare molto lontano per trovare il sostituto ideale di Jones, visto che Grace Wales Bonner, vincitrice del premio LVMH e creatrice della sfilata più acclamata alla fashion week di Londra, si è seduta con discrezione in seconda fila quando le luci si sono spente.
“Mi piacerebbe lavorare per una grande maison, ma onestamente penso di aver ancora molto da imparare con il mio brand”, ha commentato Wales Bonner.
 
E quindi, nella settimana in cui Emmanuel Macron ha elegantemente prestato l’Arazzo di Bayeux alla Gran Bretagna, è stato davvero sorprendente vedere una presenza così numerosa per un inglese che lascia un ruolo di primo piano in Francia. In effetti, si tratta della partenza di uno dei tre designer britannici di maggior successo di marchi del lusso francesi di questo secolo. E non importa quelle che potete dire, ma questa non può essere una buona notizia per Louis Vuitton.

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