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Ansa
Pubblicato il
19 feb 2016
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Londra celebra la biancheria con la mostra ‘Undressed: a brief history of underwear’

Di
Ansa
Pubblicato il
19 feb 2016

La città di Londra celebra la biancheria intima degli ultimi tre secoli con una mostra dal titolo ‘Undressed: a brief history of underwear’, dal 16 aprile 2016 al 12 marzo 2017 al Victoria and Albert Museum.


La lingerie, così profondamente legata alla moda e alla società di ogni secolo, la dice lunga su come e quanto all’aspetto estetico del ‘sotto’ si sia sempre tenuto moltissimo. Il corpo ideale passa anche attraverso pizzi, crinoline, macramè, decorazioni, tagli di stoffe preziose, cuciture e rinforzi strategici, rivelando il fascino femminile e maschile.

Prima della nascita dei reggipetti, le donne indossavano corsetti, busti e pancere per ottenere gli ambiti ‘petto in avanti e vitino di vespa’, con grande spirito di sacrificio. Le pellicole sono piene di testimonianze, una fra tutte Miss Rossella O'Hara in Via Col Vento mentre si infila un busto esageratamente stretto, allacciato grazie all’aiuto dell’energica cameriera Mami. Pochi però si sono presi la briga di vedere cosa comportava sull’organismo indossare questi busti fatti di stecche durissime e lacci stretti a morte.

Lo hanno fatto i curatori della mostra di Londra dove si potrà osservare ai raggi X gli effetti di un famoso corsetto di cotone con le stecche di osso di balena risalente al 1890 (questa l’epoca in cui le stecche di metallo furono sostituite da quelle più elastiche fatte di ossa), in grado di ridurre il punto vita a meno di 50 centimetri. L’impatto sugli organi, sulle ossa e sulla pelle è drammatico. Al contrario i corsetti sono anche stati raccomandati dai medici dell’epoca (a anche dei nostri tempi) per migliorare la postura e curare i difetti della schiena e a Londra è esposto un ‘corsetto da ciclista’ del 1900 consigliato alle donne in bicicletta. Al bustino non si rinunciava neanche nei tempi di magra, come dimostra il corsetto ‘austerity’ fatto di carta e risalente alla Prima guerra Mondiale, esposto a Londra.

In tempi moderni ha fatto tendenza il selfie postato su Instagram dall’attrice e personaggio tv Kim Kardashian mentre, in palestra, indossava un corsetto ad effetto dimagrante svelando il segreto delle sue forme da maggiorata e vitino di vespa. Grazie alla scelta strategica di hastag come #waisttraining e #nophotoshopnecessary il corsetto in questione è andato a ruba scatenando la messa in vendita di una moltitudine di altri busti e guaine dimagranti, imitazione dell’originale (che è in mostra a Londra) e che ora affollano perfino le televendite, in edizione sia femminile che maschile (lui vagheggia la pancia a tartaruga e il corpetto elastico realizzerebbe il sogno senza troppi sforzi). Seppure i corsetti non siano affatto tramontati, la nascita del primo reggipetto nel 1909 segna una svolta definitiva per il gentil sesso. Fu lo stilista francese Paul Poiret che, in una collezione rivoluzionaria per l’epoca, eliminò per primo i busti sostituendoli con reggiseni dotati di ampie fasce elastiche incrociate sulla schiena.

Alcune delle creazioni in mostra a Londra


Da quel momento la moda dei reggiseni non si è più fermata, con solo qualche piccolo contraccolpo ai tempi del femminismo degli anni ’60. Il reggipetto push-up, esposto a Londra, è datato 1990. Da allora è divenuto difficile trovare reggiseni senza imbottiture in commercio ma la mania di sollevare, separare ed esagerare alcune forme anatomiche con l’aiuto della biancheria intima non è solo femminile. Sono di una azienda australiana (AussieBum) i primi slip e costumi da uomo in grado di ingrandire gli attributi grazie a cuciture e tessuti sovrapposti in punti strategici. Messi in commercio dallo scorso anno hanno ottenuto un enorme seguito e la mostra londinese gli riconosce il primato di avere inaugurato l’effetto push-up anche per lui.

Al museo londinese non mancheranno gli slip indossati da David Beckham per H&M, il cui cartello pubblicitario affisso in molte città del mondo nel 2012 tanto fece discutere sulle fattezze intime, reali o ingrandite dallo slip, del calciatore. E se una volta era solo lei a mostrare l’intimo oggi la mutanda spunta dai jeans calati sulle anche della maggior parte dei ragazzi e giovani adulti.

Londra mette in mostra anche straordinarie mutandine femminili ultra lussuose risalenti al 1930 fatte di seta di chiffon e decorate di pizzo con scene di caccia frutto di competenze di artigiani dell’epoca, la prima corsetteria in latex degli anni ’30 (di Chamaux), le pancere e le guaine Playtex degli anni ’50 e quelle moderne e dimagranti di Spanx del 2010.

In mostra anche i reggicalze e le calze ricamate con motivi floreali della Regina Alexandra, moglie del Re Edoardo VII, le prime calze di nylon di Schiapparelli del 1953 e calze ricamate che furono anche mostrate all’Esposizione Universale di Parigi nel 1900.

Ma il percorso del museo include anche vestaglie, abiti e kaftani da camera e la tendenza del momento vuole che il giorno e la notte si mescolino così che i pigiami siano ora l’outfit più ambito per il giorno e le vestaglie da camera siano gli spolverini e le giacche più proposti dagli stilisti per la primavera alle porte.
Senza dimenticare la biancheria intima sportiva e quella da gravidanza e allattamento, quella che trattiene il calore o che non fa sudare, frutto di tessuti hitech e trame miste.

La mostra, sponsorizzata da Agent Provocateur e Revlon, non trascura nulla di ciò che si indossa e si è indossato intimamente ma che non si vuole tenere davvero nascosto. Un pizzo, una crinolina, un tessuto a contrasto che spuntano dall’abito parlano un linguaggio silenzioso ma chiarissimo nel dare indicazioni di sé.

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