Lemaire struttura il suo sviluppo
A capo della direzione generale di Lemaire da più di tre anni, Bastien Daguzan aveva la missione di “accmpagnare il marchio nella sua nuova redistribuzione”. Un obiettivo ben avviato oggi, dato che il brand è passato da 2 milioni di euro di giro d'affari nel 2012 alla speranza di raggiungere i 10 milioni nel 2017.
Una crescita resa possibile soprattutto grazie a un lavoro sull'immagine del brand. Nel 2015, il marchio è passato dal nome “Christophe Lemaire” a un più sobrio “Lemaire”. Bastien Daguzan spiega: “C'era una problematica tra persona fisica e brand. Il cambiamento aveva lo scopo di mettere in evidenza il duo creativo formato da Christophe Lemaire e Sarah Linh-Tran (la compagna del direttore artistico e la co-designer delle collezioni, ndr.) e tutto il team che ha alle spalle”.
Il direttore generale prosegue: “Abbiamo scelto anche di decompartimentalizzare Lemaire e di cercare di portare avanti un discorso meno elitario”. Un tentativo supportato dalla prima collaborazione tra Christophe Lemaire e Uniqlo che ha permesso di garantire una copertura mediatica significativa per il marchio di lusso e di avvicinare nuovi clienti. "La collaborazione ci ha permesso di avere un impatto rilevante [sul mercato], di proporre dei prodotti accessibili e di aumentare la nostra notorietà”, conferma Bastien Daguzan.
Per sostenere il suo sviluppo, Lemaire ha avuto il supporto di Bpifrance, diventata suo azionista di minoranza nel 2015. “La partecipazione di Bpifrance ha dato una boccata d'aria fresca al brand in un momento di stress finanziario”, confiida il direttore generale. Per quanto riguarda il prestito per le industrie creative lanciato da questa banca pubblica, Lemaire auspica di potervi beneficiare: “Siamo già nel loro dossier”, dice Daguzan.
“Siamo passati da 11 a una trentina di dipendenti oggi; l'idea è di avere un condirettore e di poter strutturare le équipe per garantire uno sviluppo affidabile e strutturato. Vogliamo mantenere lo spirito di squadra che ci ha consentito di ottenere tanto”, spiega Bastien Daguzan.
Come prodotti, oltre alle linee Uomo, Donna (che rappresenta il 65% del giro d'affari del brand) e pre-collezione femminile, Lemaire vuole espandersi creando una vera gamma di accessori (calzature e pelletteria) entro uno o due anni. Il direttore generale commenta: “Con il 96% del giro d'affari realizzato con l'abbigliamento, rimangono delle prospettive di evoluzioni importanti per il brand nel segmento dell'accessorio”.
In preparazione per il momento c'è solo la linea femminile, che riprenderà i codici stilistici del prêt-à-porter Lemaire trasponendoli su borse e scarpe, e che per cominciare sarà composta da una decina di modelli.
Oggi la rete distributiva di Lemaire ha raggiunto i 200 punti vendita all'estero, con il 90% del fatturato realizzato al di fuori della Francia. Il 30% è ottenuto in Europa, il 30% negli Stati Uniti, il 30% in Asia e il restante 30% nel resto del mondo. Un nuovo contratto di distribuzione è stato perfezionato con Samsung Cheil per aprire degli shop-in-shop e dei corner in vari multmarca coreani.
La griffe possiede un solo negozio in proprio, in rue de Poitou a Parigi, e per il momento non ha in progetto di aprirne altri. Bastien Daguzan spiega: “Se dovessimo aprirne, bisognerebbe che fossero supportati da un apporto di denaro contante, ma potremmo dire che entro 5 anni ci piacerebbe arrivare ad avere circa 10 negozi”.
Lucile Deprez (Versione italiana di Gianluca Bolelli)
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