Pubblicato il
1 dic 2009
1 dic 2009
Lacroix non trova ancora un compratore per l'immediato futuro
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1 dic 2009
1 dic 2009
Parigi, 1 dic 2009 - Il futuro della maison Christian Lacroix, in amministrazione controllata, pare a tinte fosche prima dell'udienza prevista oggi, martedì 1 dicembre, al tribunale del commercio di Parigi, dato che nessuno dei potenziali acquirenti ha depositato in tempo alcun assegno, fatto che esclude a priori qualsiasi ripresa nell'immediato.
Christian Lacroix, sfilata Haute Couture, p/e 2009 |
Le sorte dei dipendenti è delle più inquietanti poiché, nella migliore delle ipotesi, solo undici di loro su più di un centinaio, potranno conservare il loro impiego.
Ma "i giochi non sono finiti, tutto è ancora possibile", insiste secondo l'AFP l'amministratore giudiziario Régis Valliot, stimando che da qui a qualche mese nuovi attori potranno ancora emergere, pur riconoscendo che non esiste “un piano B pronto entro le prossime tre settimane”.
Né lo sceicco degli Emirati Arabi Uniti Hassan ben Ali al-Naimi (nipote del sovrano del piccolo emirato di Ajman), sul quale l'azienda aveva fondato molte speranze, né lo studio Bernard Krief Consulting (BKC), hanno dunque fornito entro l'ultimo termine di giovedì scorso, le garanzie finanziarie necessarie per attuare i loro propositi, dice il dottor Valliot.
Il tribunale potrebbe così sentenziare martedì in favore del piano di ristrutturazione dei proprietari della casa di moda, il gruppo americano Falic. Questo piano prevede la soppressione della maggior parte dei posti di lavoro, e dunque della moda e del prêt-à-porter, ed inoltre di pagare i creditori grazie alle licenze Christian Lacroix.
Come accennato, solo 11 dipendenti rimarranno, per gestire i contratti di licenza degli accessori e dei profumi della casa.
Il tribunale potrebbe tuttavia decidere di rigettare il piano, considerando che esso “non mantiene l'attività principale e non salvaguarda abbastanza i lavoratori”, e pronunciare così la liquidazione giudiziaria dell'impresa, spiega Valliot, pur valutando che questa alternativa, giuridicamente possibile, è “poco probabile”.
In questo caso, tutti i dipendenti sarebbero licenziati e “il liquidatore può dunque vendere il marchio al miglior offerente ad un prezzo adeguato, cosa che permetterebbe di pagare tutti i creditori”.
Creata nel 1987 sotto l'egida del numero 1 mondiale del lusso LVMH che l'ha poi venduta nel 2005 al gruppo americano Falic, specializzato nel duty free, la maison Christian Lacroix ha fatto registrare nel 2008 dieci milioni di euro di perdite su di un giro d'affari di trenta milioni di euro.
In futuro nuovi soggetti potrebbero investire nell'azienda Lacroix, assicura Valliot, soprattutto "delle persone più serie, che non vogliono entrare in un pericoloso e fastidioso iter giudiziario".
Se l'attività di prêt-à-porter o quella di couture riprendessero prima di un anno, i dipendenti della casa che avessero perduto il loro lavoro godrebbero della priorità di riassunzione, ricorda l'amministratore giudiziario.
Proprio a causa di questo risanamento, in atto da giugno, Christian Lacroix è stato il grande assente delle ultime sfilate di moda prêt-à-porter femminile in ottobre a Parigi.
Di Gianluca Bolelli
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