La moda italiana lancia un appello al governo
In piena ripresa, la moda italiana spera di continuare a beneficiare del sostegno delle autorità pubbliche. Con l’arrivo del nuovo governo dal colore politico “giallo-verde” composto da Lega e Movimento Cinque Stelle, molti si chiedono se l’aiuto al Made in Italy continuerà ad essere una priorità. "Il nostro settore nel suo complesso è tornato al livello che aveva prima della crisi finanziaria, con un fatturato 2018 stimato a 90 miliardi di euro, vale a dire come nel 2008. Ciò è stato possibile anche e soprattutto grazie al sostegno del governo. Se quest'ultimo non dovesse più darci la stessa attenzione, sarebbe devastante per il nostro comparto”, mette in guardia il presidente della Camerca Nazionale della Moda Italiana (CNMI) Carlo Capasa.
"Spero che questo governo rimanga coerente e presti la giusta attenzione alla moda, una vera locomotiva per l'economia del Paese, che ha dimostrato la sua grande vitalità negli ultimi anni. Di fronte alla crisi, le nostre aziende hanno reagito ristrutturandosi profondamente e puntando sull’innovazione. Sarebbe davvero una follia ignorare la seconda industria italiana”, stigmatizza il presidente della Camera della Moda, in occasione della presentazione del calendario della Fashion Week di Milano, che si svolgerà dal 18 al 24 settembre prossimi con 60 sfilate, 80 presentazioni e 44 eventi.
“L’aiuto del governo è essenziale, tanto più che il nostro settore è composto principalmente da PMI. Ma le statistiche a volte sono fuorvianti, tendendo a far credere che la moda non abbia bisogno d’aiuto perché tutto va bene”, rincara la dose il suo predecessore, oggi presidente onorario della Camera della Moda, Mario Boselli. "Se i grandi gruppi del lusso hanno il vento in poppa, non è sempre questo il caso con le realtà più piccole. Quando le nostre Piccole e Medie Imprese vanno all’estero incontrano delle difficoltà. Non è facile per loro far venire dei buyer a Milano. Da qui l’importanza di questi aiuti. Ma noi restiamo fiduciosi”, prosegue.
Come sottolinea Carlo Capasa, “le prime 50 aziende italiane della moda realizzano il 40% del fatturato totale”. La filiera è composta da oltre 67.000 aziende che impiegano quasi 620.000 persone. Se consideriamo l'intero sistema della moda italiano, comprendendovi anche i settori dell'occhialeria, della cosmesi e della gioielleria, il giro d’affari complessivo raggiunge gli 89,7 miliardi di euro nel 2018, con un incremento del 2,8%.
Per il solo settore del tessile-abbigliamento, il fatturato del 2018 è atteso essere di 66,7 miliardi di euro, per una crescita del 3%, con vendite che hanno avuto una particolare accelerata nel secondo trimestre. Sempre secondo le stime della Camera Nazionale della Moda Italiana, le esportazioni dovrebbero crescere del 4,3%, a 52,24 miliardi di euro, con un surplus della bilancia commerciale di 18,7 miliardi di euro.
“Il nuovo governo è entrato in carica in giugno. Lasciamogli un po’ di tempo. Da parte mia sono ottimista. Sono sicuro che capirà il valore del nostro settore e che lo sosterrà in meniera adeguata”, conclude Massimiliano Bizzi, il fondatore del salone di ricerca White Milano, la cui prossima sessione si terrà durante la Fashion Week, impreziosita da numerosi eventi.
Ricordiamo che i governi italiani hanno concesso negli ultimi tre anni, dal 2016 al 2018, un aiuto straordinario di 520 milioni di euro all’insieme del Made in Italy, dei quali 135 milioni destinati al solo settore della moda, attraverso finanziamenti dei principali saloni ed eventi, come il Pitti Uomo o la Fashion Week milanese, per promuovere il sistema nel suo insieme.
Con il cambio del governo, dovrà dunque essere messa a punto una nuova strategia. Un primo incontro tra le autorità della moda italiana e il loro nuovo interlocutore, il sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico Michele Geraci, è previsto a settembre. Da notare che l’esecutivo italiano svelerà entro la fine del mese i suoi obiettivi di crescita e di budget, budget che deve essere adottato alla fine dell'anno.
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