Gianluca Bolelli
21 feb 2018
La misteriosa sala operatoria di Gucci a Milano
Gianluca Bolelli
21 feb 2018
Allestito nella periferia di Milano, nello spazio che il marchio fiorentino utilizza ufficialmente per i propri show, il set del défilé di Gucci presentava muri color lime ed era decorato con tantissime luci frontali da chirurgo, proprio come se ci si trovasse in una modernissima sala operatoria. In mezzo a questo abbozzo di ospedale Bambin Gesù c’erano tavoli operatori verdi, posizionati con cura su tappetini di gomma rossi. I colori emblematici di Gucci finiscono sotto il bisturi del chirurgo.
L’invito era una scatola-timer. Il conto alla rovescia per l’ultima sfilata del direttore creativo di Gucci, Alessandro Michele, è cominciato la scorsa settimana. La colonna sonora è iniziata opportunamente con lo “Stabat Mater”, inno cattolico medievale alla Vergine Maria che rappresenta la sua sofferenza come madre di Gesù Cristo.
Comunque, il personale ospedaliero del chirurgo Alessandro era lungi dall’essere depresso. Tutto il contrario, perché i modelli sono invece riusciti a interpretare l'ultima svolta enigmatica della visione massimalista della moda di Michele. Una collezione ispirata da un incidente – o da uno scherzo – che coinvolge la scoperta di un cucciolo di drago in un barattolo di vetro dentro un garage dell'Oxfordshire.
Una modella in abito sacerdotale di velluto nero tempestato di cristalli portava effettivamente tra le mani un mini drago che sembrava uscito da “Game of Thrones”, come fosse il proprio animale domestico. Mentre una giovane modella camminava con un finto serpente a strisce rosse – immagine tridimensionale del serpente che Michele ha inserito ovunque, su migliaia di moderne borse Gucci. Ancor più memorabile, un gentiluomo dai capelli rossi in un cappotto Chesterfield portava tra le sue braccia una copia esatta della propria testa. “Ahimè, povero Yorick! Io lo conoscevo Orazio; un uomo di inesausta vena per le facezie, una famosa fantasia”, per citare Shakespeare in un monologo sulla mortalità tratto da “Amleto”. L’immortale bardo avrebbe potuto descrivere così Michele stesso!
Ma questa sfilata non è affatto stata una rievocazione storica. Tra i primi look visti in passerella, una signora intellettuale occhialuta in un completo grigio a scatola con le lettere NY (come nello stemma dei New York Yankees) scritte sul petto; le signore indossavano combinazioni di vestiti vintage reinterpretati e stili street sportivi. Una vedova nobile cinese, la testa coperta da un pizzo rosa logato, seguiva dappresso uno scrittore di Brooklyn, intellettuale in erba, vestito con un maglione lavorato a costine come quelli che suo nonno indossava negli anni '50; uomini in voluminosi cappotti a stampa arlecchino venivano dopo un paio di giacche a quattro tasche stile Chanel in tweed logoro oppure meravigliosamente realizzate con mini paillette rosse. Una splendida giacca da smoking verde come un tavolo da biliardo con olivette cinesi che suggerivano una certa eccentricità aristocratica; mentre i loghi da NY Yankees su una giacca di loden austriaca e gli abiti rosa da maestrina di scuola hanno mantenuto elevato il quoziente di umorismo e ironia.
Teste coperte da passamontagna pazzi, o turbanti babilonesi. Per i party, camicette di seta tagliate da enormi fiocchi o un magnifico top stampato con un motivo fatto di G interconnesse; oppure, ancora migliori, abiti fantasia in perle e cristalli degni di una maharani (la moglie del maharaja, ndr.) impegnata in una “vasca” di shopping a Parigi. Per il giorno, abito classico gessato e tote bag con logo, entrambi coperti da un impermeabile di plastica. Lo stesso rivestimento plastico utilizzato su enormi borse piatte per il weekend.
Non ci sono dubbi; questa collezione manterrà su alti livelli gli affari del marchio di lusso attualmente in maggiore crescita sul pianeta. I fan correranno alle casse dei suoi store. Ricordiamo che il fatturato annuale di Gucci è cresciuto lo scorso anno in modo fenomenale di un +42%, a 6,211 miliardi di euro. Il cast scelto da Michele, comunque, non si è mai avvicinato neanche un po’ al tavolo operatorio, in quella che probabilmente è stata la collezione più varia disegnata da Alessandro Michele fino ad oggi.
Un orologio che ticchettava, come quello nell'invito, ha continuato a riapparire nella colonna sonora, prima che il Dottor Alessandro uscisse per il saluto finale in jeans consunti e maglietta da lavoro azzurra. Un moderato applauso, e nessun gran finale con l'intero cast che sfila tutto insieme. Il pubblico è rimasto quindi seduto al proprio posto per diversi minuti perché non era sicuro che lo show si fosse effettivamente concluso. Un finale curiosamente tranquillo per uno spettacolo così elaborato.
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