Reuters
Gianluca Bolelli
23 gen 2018
La Norvegia presto bandirà gli allevamenti di animali da pelliccia
Reuters
Gianluca Bolelli
23 gen 2018
Fra un mese a Rho fieramilano scatterà la seconda edizione invernale di TheOne, il salone fashion nato dalla fusione tra Mipap e Mifur, in cui il mondo della pellicceria al completo si ripropone a fianco del ready to wear. Sarà curioso chiedere in fiera agli attori di quel settore cosa ne pensano del piano del governo norvegese che prevede di vietare progressivamente la produzione di pellicce entro il 2025. Le prime reazioni riferiscono di produttori costernati e di attivisti a favore degli animali entusiasti del provvedimento. Questa notizia pare essere l’ennesimo segnale del fatto che la pelliccia sta lentamente cadendo in disuso, persino in una nazione che un tempo era la principale produttrice di pellicce di volpe.
Il governo conservatore, guidato dal primo ministro Erna Solberg, ha accettato di chiudere gli allevamenti di volpi e visoni, che producono circa un milione di pelli all’anno, nell’ambito di un accordo politico sancito con il partito liberale, fortemente contrario alla produzione di pellicce, al fine di allargare la sua maggioranza in parlamento.
"Siamo scioccati, profondamente scossi", ha protestato Guri Wormdahl, dell'associazione norvegese degli allevatori di animali da pelliccia. Secondo lei, esistono circa 200 allevamenti di questo tipo in Norvegia, che impiegano quasi 400 persone formate al rispetto delle rigorose regole per il benessere degli animali e che generano un fatturato annuo compreso fra i 350 e i 500 milioni di corone norvegesi (fra i 38 e i 54 milioni di euro).
L’associazione che si batte per la difesa degli animali Noah ha apprezzato molto questa decisione, che secondo lei si accompagna a un cambiamento di mentalità nei confronti dell’attività delle fattorie in cui si allevano animali per ricavarne pellicce. Quest'ultima, spesso considerata obsoleta e crudele, deve anche fare i conti con il crollo della richiesta di suoi prodotti da parte dei consumatori, sempre più informati e sensibili a tali tematiche.
"Siamo molto soddisfatti", ha dichiarato la presidentessa di Noah, Siri Martinsen, aggiungendo che la decisione sarà senza dubbio sostenuta dalla maggioranza del parlamento norvegese.
L'allevamento di volpi in Norvegia ha conosciuto il proprio apogeo nel 1939, poco prima della Seconda Guerra Mondiale. Il Paese scandinavo era allora il primo produttore al mondo e contava circa 20.000 allevamenti, secondo un rapporto del governo.
Nel 2013, però, tutto è cambiato: la Norvegia produceva solamente il 3% dei 7,3 milioni di pelli di volpe realizzate nel mondo, in un mercato dominato dalla Cina, che controlla il 69% delle quote di mercato, e dalla Finlandia.
Lo stesso anno, la Norvegia aveva prodotto appena l’1% dei 72,6 milioni di pelli di visone, un mercato anch’esso schiacciato dalla concorrenza cinese.
"Non è un business molto redditizio in Norvegia", ha confermato Sveinung Fjose, della società Menon Business Economics, specializzata in allevamenti di animali da pelliccia. "L'economia norvegese non sarà colpita in modo grave" dalla loro chiusura.
Humane Society International, che si batte contro il commercio di pellicce, ha precisato in un comunicato che la Norvegia è il 14° Paese europeo a chiudere questi allevamenti, “risparmiando così sofferenze ad animali che avrebbero passato le loro intere vite in gabbie ristrette".
L’anno scorso, il marchio italiano Gucci ha annunciato che avrebbe smesso di usare pellicce, allungando così la lista di case di moda alla ricerca di alternative a seguito delle pressioni esercitate dagli attivisti per i diritti degli animali e di fronte al cambiamento della sensibilità dei consumatori.
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