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Adnkronos
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30 apr 2009
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Italiani consapevoli della crisi ma sempre 'spendaccioni'

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Adnkronos
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30 apr 2009



Roma, 30 apr. - Sono consapevoli della crisi economica ma continuano a spendere, non rinunciano a divertirsi, contraggono debiti al consumo e non riescono a mettere da parte neanche un euro. Sono gli italiani 'fotografati' dall'Eurodap, Associazione europea disturbi da attacchi di panico, che ha cercato di capire come sono cambiate le abitudini di vita in tempi di crisi economica attraverso un questionario on line pubblicato sul sito www.eurodap.it, al quale hanno risposto 700 italiani di eta' compresa tra i 18 e i 70 anni, uomini e donne.

In particolare, secondo l'indagine, a sentire con minore preoccupazione la crisi sono i piu' giovani. "Cio' che e' emerso in maniera evidente - spiega Paola Vinciguerra, psicologa e psicoterapeuta, presidente dell'Eurodap - e' che tra le persone fra i 35 e i 65 anni la preoccupazione della crisi economica e' evidente mentre nella fascia di eta' inferiore le difficolta' economiche non vengono percepite come un fenomeno allarmante".

Nonostante la consapevolezza della crisi di molti, spiega l'esperta, "nell'impiego delle risorse economiche si tende a non rinunciare a una qualita' di vita che era stata impostata prima della crisi. Si tende ad eliminare l'acquisto dei beni di lusso ma si continua ad investire il 30% del proprio reddito per svaghi, divertimento, viaggi, ristoranti e ben il 38% per la tecnologia". Ben il 47% delle persone che hanno risposto al questionario ha dichiarato di continuare a contrarre debiti al consumo; si destina mediamente solo il 30% delle proprie entrate per beni alimentari ed ovviamente non esiste alcun tipo di margine per il risparmio.

"Dal questionario emerge - spiega la Vinciguerra - che le persone non pensano a cautelarsi. C'e' un'interpretazione altamente soggettiva di questo momento che invece dovrebbe vederci impegnati a creare connessioni e soluzioni. Questo atteggiamento ci rende fragili sia socialmente sia individualmente. Tutto questo stimola la ricerca di emozioni sempre nuove e piu' forti che diano un significato alla vita. Tutto cio' creera' grosse problematiche psicologiche: depressioni, attacchi di panico, sviluppo di dipendenze e tutte le somatizzazioni collegate ad accumulo di stress".

La seconda parte del questionario ha voluto indagare su quanto la crisi possa incidere sulle relazioni familiari. La crisi ha infatti evidenti effetti negativi all'interno della famiglia, inizialmente negati dalle persone che hanno risposto al sondaggio (65%). Le stesse hanno affermato di sentirsi piu' separate dal nucleo familiare (65%), piu' assenti all'interno della famiglia (70%) e piu' nervose (20%).

"L'unica forma di difesa che riusciamo a mettere in atto rispetto alla crisi e' la negazione - afferma la psicoterapeuta - I rischi di questo atteggiamento sono evidenti poiche' il non prendere coscienza che nel nucleo familiare si sta verificando una grave crisi non ci permettera' di cercare di porvi rimedio, portandoci inevitabilmente alla totale rottura. Non a caso le richieste di separazioni stanno aumentando". "Ma non solo i dati ufficiali debbono preoccuparci. Dobbiamo anche considerare - spiega ancora la psicoterapeuta - tutti quei nuclei che non sono ufficialmente separati, in quanto non possono economicamente, ma che lo sono nella realta' del loro privato. Questo e' un ulteriore danno sociale che ricadra' sull'individuo destabilizzandolo, indebolendolo, creando profonde sensazioni di solitudine".

"Ma il danno maggiore e' per i figli - aggiunge - che non solo non sono protetti da un sociale che non permette ai giovani di proiettarsi nel futuro con la speranza di poter costruire con una certa sicurezza e prevedibilita', elementi fondamentali per tranquillizzare le ansie profonde dell'essere umano. Ma anche nell'ambito delle mura domestiche dove i genitori che dovrebbero rappresentare un punto fermo e di riferimento si dividono o peggio continuano a vivere sotto lo stesso tetto, poiche' non possono permettersi altro, detestandosi talvolta anche poco civilmente. Situazioni alle quali i giovani rispondono con comportamenti psicologicamente patologici".

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