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4 lug 2009
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Italia-Cina, al via la "shopping mission" di Hu a Roma

Pubblicato il
4 lug 2009

Roma, 4 lug. (Apcom) - Il presidente della Repubblica popolare cinese Hu Jintao sarà da domenica 5 luglio in Italia per una 'shopping mission' tanto più importante in quanto si accoppia alla visita di Stato e al G8 dell'Aquila. Dopo la missione a Pechino del viceministro allo Sviluppo economico, Adolfo Urso, in giugno, Hu arriva a Roma accompagnato dal ministro per il commercio estero Cheng Deming, dal viceministro al Commercio estero Gao Huceng e da una delegazione di oltre 200 imprenditori cinesi.



Per attrarre gli investimenti cinesi è stato costituito nei mesi scorsi dal ministero dello Sviluppo economico un gruppo di esperti - formato da rappresentanti di Confindustria, Ice e Simest ma anche di Mediobanca, Unicredit, Bnl e il fondo cinese Mandarin. Questo gruppo di lavoro ha elaborato una lista di oltre 300 imprese interessate ad avviare o ampliare le vendite di propri prodotti sul mercato cinese: di queste la metà appartengono al settore dei macchinari, circa 80 ai settori stema moda e arredo-casa, circa 30 al settore agro alimentare, una quindicina a vari settori ad alta e altissima tecnologia. Un secondo elenco comprende una ventina di imprese che hanno già in corso trattative per contratti di forniture di tecnologia e servizi, alcune delle quali già oggetto di gara.

La Cina, indica il ministero dello Sviluppo economico, ha quello che manca all'Europa: liquidità, quantificabile in oltre 100 miliardi di dollari, risorse fresche "pronte per essere investite in Europa". Fino ad ora ne hanno beneficiato Germania, Gran Bretagna e Svizzera: l'ultimo shopping tour cinese in questi paesi lo scorso febbraio (assente la Francia per motivi politici) si concluse con affari per 11,5 miliardi di euro. A fine giugno del resto Hu Jintao era in visita in Croazia.

L'Italia, secondo quanto indica il ministero per lo Sviluppo economico, è sempre rimasta fuori dal radar cinese nonostante gli sforzi compiuti anche con la visita nel settembre 2006 dell'allora presidente del Consiglio Romano Prodi. Nell'ultimo anno tuttavia i rapporti economici fra i due peasi si sono intensificati e proprio verso la ina, nonostante la crisi economica, le esportazioni italiane sono cresciute del 18,9% nel primo quadrimestre dell'anno, trainate dal comparto dei macchinari e beni strumentali.

Nel 2008 l'Italia ha esportato beni per 6,5 miliardi di euro (+2,5%) e ne ha importati per 23,5 miliardi, con un passivo commerciale di circa 17 miliardi di euro; la 'shopping mission' cinese dovrebbe servire a riequilibrare la bilancia commerciale. Le produzioni italiane che più interessano gli imprenditori cinesi sono i beni strumentali, i macchinari, i beni ad alta tecnologia, i farmaceutici, l'energia e le fonti rinnovabili.

Fra i settori dove l'Italia può sperare di avere maggiori contatti sul mercato cinese ci sono il lusso e il turismo. Per quanto riguarda il lusso "le prospettive sono straordinarie" ha rilevato il viceministro allo Sviluppo economico Adolfo Urso. "Si calcoli che in Cina si contano oggi 80 milioni di ricchi e 300 milioni che appartengono alla classe media cinese". Nel 2009, l'export tessile italiano in Cina è cresciuto del 20%: incremento solo per i tessuti (anche per arredi), senza considerare l'abbigliamento.

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