Reuters
3 giu 2013
Istat: disoccupazione ai massimi dal 1977, la giovanile oltre il 40%
Reuters
3 giu 2013
Si aggrava il quadro della disoccupazione italiana che in aprile, lo dicono i dati dell'Istat, sale ai massimi da 36 anni, con una un tasso di senza lavoro tra i giovani che si conferma sopra quota 40%.
Sono numeri pesanti, che spiegano quanto complesso sia il compito del governo Letta, che ha messo ai primi punti dell'agenda politica proprio il rilancio di crescita e occupazione.
Mentre aumentano le pressioni anche sull'Europa, affinché il summit di giugno anticipi i tempi per l'utilizzo delle risorse per il lavoro giovanile, anche il governatore di Bankitalia Ignazio Visco lancia l'allarme, affermando che la recessione rischia di ripercuotersi sulla coesione sociale del paese.
"Purtroppo sono dati che confermano una tendenza in atto, in particolare il fatto che in Italia c'è un problema di lavoro giovanile patologico, gravissimo", commenta il docente di economia del lavoro dell'Università Bocconi Tito Boeri.
I dati Istat indicano un tasso di disoccupazione al 12% in aprile, il più alto dal primo trimestre del 1977. L'incremento è dello 0,1% rispetto al mese precedente (il dato di marzo è stato rivisto all'11,9% dall'11,5% della prima lettura) e di 1,5 punti percentuali su base annua.
Le attese degli economisti, elaborate in un sondaggio Reuters, indicavano un tasso di disoccupazione all'1,6%.
Il numero assoluto dei disoccupati, informa l'Istat, aumenta dello 0,7% in termini congiunturali e si attesta a 3,083 milioni di persone (+13,8% su base annua).
Nella fascia giovanile, quella compresa tra i 15 e i 24 anni di età, l'incidenza dei disoccupati sul totale degli occupati o di coloro che sono in cerca di lavoro è pari al 40,5%, dato in aumento di 0,2 punti percentuali su marzo di 5,9 punti a livello tendenziale. Anche in questo caso siamo al livello più alto dal primo trimestre 1977.
"La disoccupazione tra i giovani, rispetto alle altre fasce d'età, ha un incidenza di quattro a uno, un dato che fa dell'Italia un caso veramente unico tra i paesi Ocse", nota ancora Boeri. "Purtroppo la legge Fornero, che doveva alleviare questo problema, non lo ha risolto, anzi ha congelato le assunzioni giovanili".
Il tasso di disoccupazione nel complesso della zona euro - il dato è stato pubblicato da Eurostat - si è portato al 12,2% in aprile, in ulteriore salita dal 12,1% di marzo.
"Al di là del numero in sé - il 12% dell'Italia non è un dato molto diverso da quelli europei - la cosa preoccupante è l'entità della disoccupazione giovanile" conferma l'economista di Barclays Fabio Fois. "È un elemento che fa pensare che il mercato del lavoro italiano non si aggiusti in maniera ottimale: nei periodi di crisi le aziende tendono a licenziare i giovani, che hanno contratti a tempo determinato, in quanto si tratta di processi più semplici e meno onerosi, invece di chi ha contratti a tempo indeterminato".
"La riforma Fornero ha introdotto una maggiore flessibilità sul lato dei contratti a tempo indeterminato, ma ci vorrà del tempo per vedere gli effetti di queste modifiche", aggiunge Fois.
Il numero delle persone inattive - ovvero quelle fuori dal mercato del lavoro e che non concorrono a creare la base di calcolo del tasso di disoccupazione - è aumentato dello 0,2% in aprile rispetto a marzo. Il tasso di inattività nel mercato del lavoro italiano si attesta al 36,2%, in aumento dello 0,1% in termini congiunturali, ma in calo dello 0,1 punti su base annua.
L'Istat ha inoltre diffuso i dati complessivi del primo trimestre dell'anno, con un tasso di disoccupazione in salita al 12,8%.
"Nel primo trimestre 2013 si accentua la diminuzione su base annua del numero di occupati (-1,8%, pari a -410.000 unità)" si legge nella nota dell'istituto di statistica, che aggiunge un ulteriore dato: al "persistente" calo degli occupati più giovani e di quelli compresi nella fascia 35-49 anni (rispettivamente -421.000 e -220 mila unità) "continua a contrapporsi la crescita degli occupati con almeno 50 anni (+231 mila)".
Sempre sul trimestre, spiega l'Istat, "non si arresta il calo degli occupati a tempo pieno", diminuiti del 3,4%, ovvero di 645.000 unità rispetto al primo trimestre del 2012: un calo che "in circa metà dei casi riguarda i dipendenti a tempo indeterminato" (-2,8%, pari a -347.000 unità).
Gli occupati a tempo parziale continuano invece ad aumentare in misura sostenuta (+6,2% ovvero 235.000 unità in più) ma, come nota l'Istat, "la crescita riguarda esclusivamente il part time involontario".
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