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21 apr 2009
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Il lusso non cede alla crisi e Parigi resta prima

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Ansa
Pubblicato il
21 apr 2009

Le boutique degli Champs-Élysees dettano una nuova moda in tempi di crisi: tagliare su tutto, ma investire sui servizi al cliente. Perché l'amante del lusso in epoca di recessione è più esigente: dalle grandi griffe non si aspetta solo qualità del prodotto e dna del marchio, ma pretende di essere sorpreso, 'coccolato' in ogni fase del suo percorso d'acquisto.


La boutique Louis Vuitton sur les Champs-Élysees

Ecco allora che Parigi fa scuola, come dimostra una ricerca, presentata a Milano, che assegna alle boutique sotto la Tour Eiffel la palma d'oro per capacità di sedurre i propri acquirenti, solleticandone ad esempio i cinque sensi. L' indagine, alla sua seconda edizione, è stata realizzata da TreCentoSessantaGradi (Tcsg), società che studia le nuove frontiere del marketing (come la Customer Experience) per fidelizzare sempre più i clienti.

' proprio il livello di coinvolgimento del cliente nell'esperienza d'acquisto il bacino d'analisi: elaborata tra luglio 2008 e febbraio 2009, la ricerca ha analizzato 254 negozi del lusso in 13 città europee, oltre ad alcuni store di New York. Nell'Olimpo dei brand messi sotto la lente d'ingrandimento ci sono, tra gli altri, Bottega Veneta, Burberry, Bulgari, Cartier, Chanel, Armani, Dolce&Gabbana, Louis Vuitton, Versace, Pomellato, Tiffany ed Hermés. Se Parigi mantiene salda la sua posizione (era al primo posto anche l'anno scorso) e Firenze la incalza, Londra perde il suo appeal scivolando nelle retrovie della classifica mentre Milano inizia a far concorrenza alle colleghe europee: dall'ultimo posto dell'anno scorso è salita al settimo, alle spalle di Roma.

"Il salto in avanti del capoluogo lombardo - ha detto Carlo Fei, presidente di Tcsg - ci ha positivamente sorpreso. Segno che la crisi ha dato uno scossone e anche nelle boutique del triangolo della moda disponibilità e attenzione al cliente si sono fatte più intense". Il periodo nero dell'economia non ha invece fatto bene al lusso di Londra che sta pagando per "una politica di tagli poco oculati - ha aggiunto Fei - che ha privilegiato personale giovane e poco preparato".

L'esempio londinese è la prova che l'investimento è la miglior ricetta anticrisi: "Le aziende del lusso - ha concluso Fei - non devono ridurre drasticamente gli investimenti, ma orientarli sulle nuove frontiere del marketing che danno ritorni in termini di immagine e quindi di vendite". Per quanto riguarda le migliori esperienze d'acquisto nei singoli negozi, la ricerca mette sul trono le vetrine di Cartier Roma, seguite da Pomellato Firenze e Chanel Joaillerie Vendome.

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