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28 mag 2018
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IFF e AIP presentano il programma di tracciabilità e sostenibilità “Natural Fur”

Pubblicato il
28 mag 2018

A Milano, Mark Oaten, Presidente della International Fur Federation (IFF), e Roberto Scarpella, Presidente dell’Associazione Italiana Pellicceria (AIP) hanno presentato il programma di tracciabilità e di responsabilità sociale “Natural Fur. The Responsible Choice” che la Federazione sta portando avanti a livello globale e l’Associazione italiana sul mercato nazionale.

NAFA Northern è l'unico marchio al mondo per le pelli di origine selvatica (volpi rosse, coyote, linci, gatti lince, zibellini canadesi/americani, procioni, rat musqué, lontre e castori) raccolte in modo sostenibile.


“La nostra visione sul futuro della pellicceria si fonda sulla progettazione di processi di miglioramento continuo e sulla sostenibilità”, ha detto Mark Oaten. “Noi vogliamo garantire agli animali da pelliccia i più alti livelli di benessere e, allo stesso tempo, fornire un contributo sostanziale per ridurre l’impatto sull'ambiente delle nostre produzioni. A tal fine è stato progettato di recente il programma scientifico di valutazione del benessere animale WelFur, per certificare gli allevamenti europei di visone, volpe e finnraccoon. Fornendo una valutazione oggettiva del benessere degli animali, WelFur mira a certificare più di 3.500 allevamenti di animali da pelliccia in tutta Europa. Dal 2020, le case d'asta metteranno in commercio esclusivamente pelli certificate WelFur”.
 
La IFF ha voluto ricordare in particolare che è stato sviluppato il “FurMark”, un programma completo di certificazione e tracciabilità che prende in considerazione sostenibilità, benessere degli animali e impatto ambientale dei processi di concia e di tintura delle pellicce. Oltre al WelFur, il programma avrà operative alla fine del 2020 la certificazione Saga Certification Scheme sulla base dei severi standard finlandesi, le norme sull'allevamento dei visoni in Nord America, un ampio sistema di leggi e di controlli per le pellicce 
di provenienza selvatica, il sistema di certificazione globale delle concerie e tintorie e, dopo il 2020, nuove norme che regolamenteranno l'allevamento degli zibellini in Russia e il programma sul karakul in Namibia (Swakara), nonché le prime bozze delle linee guida sugli standard di allevamento del karakul afgano.

In attuazione anche il Documento Ambientale della Pellicceria (FEC): lo studio è stato voluto dall'International Fur Federation insieme a Fur Europe, l’organizzazione con sede a Bruxelles che rappresenta l’intera catena di valore del settore: agricoltori, produttori di mangimi, case d'asta, broker, confezionisti, grossisti e dettaglianti. Iniziato nel 2017 e sviluppato su due anni, il FEC intende documentare l'impatto ambientale della pelliccia, dall’allevamento alla vendita in asta, dalla conceria alla manifattura, dall’uso del consumatore fino allo smaltimento. I risultati dello studio, oltre a fornire dati statistici sulla catena del valore del comparto, consentiranno di dare al consumatore informazioni trasparenti.

Roberto Scarpella - AIP


“La pelliccia, materiale naturale di lunga durata, ha qualità intrinseche che la rendono un prodotto idoneo in termini di protezione dell’ambiente”, insiste Oaten. “È un’alternativa sostenibile ai materiali sintetici impiegati oggi per la produzione della “fast fashion” (che produce il 20% del totale delle acque di scarico e il 10% delle emissioni globali di gas serra), perché non lascia rifiuti nelle discariche e negli oceani a differenza della pelliccia sintetica, che è di plastica”.
 
“Le alternative alla pelliccia naturale, ovvero i materiali sintetici che imitano l’effetto pelliccia, non sono certo una scelta responsabile per quanto riguarda la tutela dell’ambiente, anzi lo danneggiano”, rincara la dose Roberto Scarpella, Presidente dell’Associazione Italiana Pellicceria. “Il settore della pellicceria, invece, rispetta l’ambiente in tutti i suoi processi produttivi, si impegna costantemente nella tutela del benessere animale e impiega in modo assolutamente regolare manodopera qualificata: questa è responsabilità sociale. Noi di AIP stiamo inoltre preparando il documento Life Cycle Analysis (LCA), che ci farà capire dove siamo arrivati dal punto di vista ambientale ed ecologico, che sarà pronto ad ottobre”.

Le pelli selvatiche rappresentano circa il 20% della produzione mondiale di pelli da pellicceria.Invece, la maggior parte delle pellicce d'allevamento sul mercato proviene da allevamenti condotti in aziende agricole specializzate.


AIP è appena confluita in Confindustria Moda, con tutti gli uffici che saranno accorpati in Via Riva di Villasanta, 3, a fianco di Corso Sempione a Milano. “Secondo me è un passo fondamentale”, commenta Roberto Scarpella, “perché diventiamo orgogliosamente parte integrante del sistema moda”.
 
Ad AIP sono iscritte circa un migliaio di aziende. Nella prima sessione autunnale del nuovo salone TheOneMilano (nato dalla fusione di Mipap e Mifur) di settembre 2017 destò perplessità l’assenza quasi completa in fiera delle aziende del comparto pellicceria, dopo il bel debutto dell’edizione di febbraio. “Abbiamo allo studio qualche iniziativa per far sì che i marchi di pellicce non disertino TheOne di settembre, una delle quali potrebbe essere il raddoppio del concorso 'Remix' di “Vogue Talents”, che può essere sganciato dall’esigenza di stagionalità annuale nella presentazione delle collezioni dei produttori di pellicce. Pensiamo poi di dare maggiore attenzione al mondo Digital. Inoltre, ci si potrebbe accordare con i produttori per fargli presentare delle capsule collection più fashion appositamente pensate per quel periodo dell’anno. Tuttavia, siamo solo allo stadio di semplici idee e proposte, tutte ancora da concretizzare”, conclude Scarpella.

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