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Ansa
Pubblicato il
2 dic 2008
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I guanti lanciano la propria sfida e salgono di rango

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Ansa
Pubblicato il
2 dic 2008

I guanti gettano la loro sfida e per Natale salgono nella top ten degli accessori-fashion più economici da regalare. Nel corso del tempo i guanti hanno conosciuto alti e bassi nell'indice di gradimento delle signore. Oggi tornano di gran moda e addirittura c'é chi presenta a Roma una collezione di pezzi unici.



L'azienda che la firma è Gala Gloves, marchio con negozi a Roma, Milano e Parigi, che produce guanti per Etro, Furla, Max Mara, e distribuisce in Giappone, in Gran Bretagna e nei department-stores di New York. Il marchio appartiene alla famiglia Pellone, guantai napoletani dal 1930, che oggi producono, con appena 11 dipendenti, 60mila paia di guanti l'anno, realizzati per buona parte a mano e solo a fine produzione, a macchina.

I guanti insomma, per la famiglia napoletana sono una passione vera. Tanto che Alessandro Pellone, quarta generazione della famiglia, riveste il doppio ruolo di stilista della maison e di a.d. dell'azienda, e lavora, come spesso succede ai capi, minimo 12 ore al giorno. Lo rivela Anna Gallo, direttore commerciale dell'azienda, che dopo aver presentato a Roma i pezzi unici della nuova collezione racconta come nascono i guanti. Intanto, l'edizione limitata sono appena venti paia di guanti, anche da uomo, tutti in pelli pregiate.

"I guanti nascono studiando le pelli, selezionate in partenza -racconta Gallo - poi arriva il disegno. Per il pecari e il pitone, pelli protette, chiediamo permessi speciali. Si passa dunque alla tintura delle pelli e al loro tiraggio per renderle morbide, elastiche e sottili. Le pelli rettangolari vengono poi sagomate su modelli di mani a quattro dita. Il pollice si aggiunge dopo con la saldatura. Con piccoli pezzi di pelle dello stesso colore, le maestre operaie saldano i due lati dei guanti a mano, e poi li cuciono a mano o con la macchina. L'interno del guanto viene realizzato su modelli di ferro, cucito e poi stirato a caldo".

LA STORIA - La leggenda narra che la dea Venere, correndo in un bosco del monte Olimpo, cadde su un cespuglio di rovi graffiando le sue mani perfette. Le Grazie cucirono delle sottili bende attorno alle sue dita e ai suoi palmi, affinché vi aderissero. Così nacquero i guanti, ma in realtà è più probabile che essi videro la luce non in Grecia, ma in qualche luogo del freddo Nord. Dal IV secolo dC, i guanti persero la loro funzione di oggetto parafreddo, per assumere il simbolo d'eleganza e potenza.

Nel Medioevo i nobili li portavano in velluto, tempestati di gemme, mentre i cavalieri li preferivano in maglia d'acciaio, per proteggere le mani dal sollevare le pesanti spade. In quel periodo i guanti furono accessori maschili, proibiti alle donne con decreto, poiché esclusivo segno di maschia autorità. Durante le cerimonie d'investitura dei feudatari, imperatori e re donavano un paio di guanti. Fu solo nel IX secolo che le donne riuscirono ad impossessarsene, facendone degli oggetti lussuosi: pelli pregiate, tessuti preziosi, ricami di perle e gemme.

In seguito, gli artigiani francesi e italiani gestirono il mercato dei guanti, facendo gara a chi riuscisse a fabbricarne di più originali: ne ricamavano i dorsi con fili d'oro e argento, o con gli stemmi di famiglia. Nel sec. XIII furoreggiarono i guanti veneziani, fatti di stoffe rare e incrostati di pietre provenienti dall'Oriente. I Dogi ne ordinavano tempestati di zaffiri, rubini e smeraldi, ricamati sui disegni dei merletti di Burano; lo stesso facevano Papi e regnanti.

In quel periodo i guanti divennero strumento di sfida a duello, lanciato o sbattuto con sprezzo sul volto dell'avversario, e di solenne richiesta di vendetta contro un'ingiustizia. Col passare del tempo, i guanti riacquistarono il loro ruolo di protezione delle mani; divennero sobri, di lana o pelle foderata di pelliccia per l'inverno, di nappa sottile o filet per l'estate.

Fino a metà Novecento, furono accessori indispensabili che rivestivano una funzione igienica, riparando le mani da germi, sia di pudica distinzione. Alla fine agli anni '60, in Italia si potevano ancora incontrare distinte e giovani signore che non sarebbero mai uscite di casa senza guanti

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