20 mar 2015
Fabio Gavazzi punta su una strategia di corner
20 mar 2015
Nel momento non certo eccezionale che sta attraversando il settore della pellicceria, i marchi italiani ed internazionali del comparto stanno studiando strategie più dinamiche per continuare a crescere e diffondersi. Fabio Gavazzi, il brand di Fureco (Fur Enterprise Co.), nata nel 1924 a Seregno (MB), ha scelto di puntare su una politica di corner in negozi di lusso.
“Diffondere il nostro prodotto in alcuni dei più importanti store di gran lusso, che hanno l'esigenza di avere al loro interno un'offerta di pellicce, ci sembra una delle strategie migliori in questo momento. Se ogni contatto che abbiamo instaurato andrà in porto, potremmo creare da 3 a 5 corner entro la fine di quest'anno, tutti all'estero, cifra che potrebbe poi essere incrementata in futuro”, dice il presidente di Fureco Cesare Gavazzi, esponente della terza generazione dell'azienda familiare brianzola.
Il 2014 del marchio Fabio Gavazzi ha visto calare leggermente i dati finanziari rispetto al 2013, soprattutto in funzione della diminuzione dei prezzi delle materie prime. “Questo calo ha interessato in generale il mercato internazionale in conseguenza della diminuzione della domanda del marcato cinese, ma a numero di pezzi venduti, sostanzialmente, la nostra performance di vendita è stata praticamente uguale allo scorso anno”, precisa Cesare Gavazzi. “Siamo presenti nei mercati “deputati” al prodotto, legati come siamo, per i beni che offriamo, alla situazione climatica. Abbiamo una distribuzione attiva in tutti i mercati in cui il clima è più freddo: nazioni dell'Est Europa, Russia, Nord Europa, Nord America, Corea del Sud, Cina su tutti. Non abbiamo purtroppo la possibilità di crearci un mercato in altre nazioni emergenti come Brasile o India, climaticamente inadatte, bypassando così i problemi della situazione russo-ucraina”.
“A fine febbraio/inizio marzo si sono concluse fiere importanti per il mercato russo e nell'ultima edizione di quella di Hong Kong l'afflusso dei buyer russi è stato circa la metà rispetto al 2014, quindi la crisi finanziaria della Russia, il problema del rublo e il non secondario aspetto psicologico sui mercati della guerra russo-ucraina, stanno condizionando la raccolta degli ordini”, fa notare Gavazzi, il cui bilancio finale dell'ultimo Mifur di Rho è solo in parte positivo. Se si pensa che la superficie espositiva di questa fiera cinque anni fa era circa il doppio, mentre oggi si è dimezzata a 13.000 metri quadrati.... Una soluzione potrebbe essere classicamente quella di fare un po' più sistema. Se mi chiede se il Mifur e il Mipel si riorganizzassero tornando sulle stesse date, magari unendosi anche a Lineapelle, la fiera alla base della nostra filiera recentemente tornata a Milano, per me si tratterebbe dello sviluppo di una sinergia naturale”.
Il marchio Fabio Gavazzi, che rappresenta la prima linea di pellicceria del gruppo brianzolo, è distribuito in 100 multimarca clienti nel mondo. “In Italia, in questo momento storico fatichiamo più del solito a collocarla, mentre nel mondo delle luxury boutique siamo molto presenti grazie al marchio Mavina. Brand maggiormente diffuso che propone le linee più trendy, espressamente studiate per il total look. Il nostro monomarca più significativo oggi è a Mosca, il “Bosco di Ciliegi”. Purtroppo il conflitto in Ucraina ha compromesso lo sviluppo di due importanti aperture a Kiev e Donetsk.
La società lombarda è divisa in 3 dipartimenti: il primo è quello delle label di proprietà. Oltre a Fabio Gavazzi, produce anche una linea di prodotti per l'arredamento casa (Fureco Home) e a Mavina, c'è il terzo brand XuodouX, che propone pellicceria con inserti di maglia, cashmere e tessuti tecnici. “E' la linea più grintosa e giovane, anch'essa ben venduta nelle boutique”, puntualizza il presidente. Il secondo è il business della vendita delle pelli a grandi clienti internazionali. “Noi siamo sempre stati tra i più conosciuti e rinomati conoscitori e compratori di pelli grezze in ambito internazionale”, ricorda Gavazzi. “Il terzo canale segue i grandi marchi della moda italiana e internazionale, con i quali collaboriamo per la produzione delle loro linee di pellicce. E sul fatturato totale di Fureco le 3 aree di business incidono circa per un terzo ciascuna. Per il brand Fabio Gavazzi il 90% del giro d'affari viene dalle esportazioni, mentre sul fatturato globale di gruppo l'export l'anno scorso ha pesato per il 27%”, continua il presidente di Fureco.
“Ovviamente il nostro è un prodotto al 100% Made in Italy”, tiene a ricordare Cesare Gavazzi. “Abbiamo creato una filiera di produzione tutta italiana riconvertendo tanti laboratori del nostro territorio che altrimenti sarebbero spariti a causa della crisi economica. Li abbiamo assistiti nella migrazione e poi inseriti nel circuito aziendale come tanti piccoli satelliti produttivi, e ciò ha rafforzato il nostro sistema di outsourcing, con grandi specificità produttive che devono essere mantenute; ci sono artigiani specializzati nel confezionare visoni, altri confezionano gli zibellini, c'è chi si occupa specificamente degli agnelli e così via. In questo modo facciamo lavorare a gran ritmo un indotto di circa 300 persone”, conclude con orgoglio l'imprenditore brianzolo.
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