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28 nov 2009
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Effetto Dubai sulle borse mondiali: l'Italia non corre rischi

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Adnkronos
Pubblicato il
28 nov 2009

Milano, 27 nov. (Adnkronos/Ign) - La crisi di Dubai World, la holding che controlla molte società nell'Emirato, scuote i listini dopo il giovedì nero e si fa sentire anche sui mercati asiatici: la Borsa di Tokyo chiude negativa con l'indice Nikkei che a fine seduta segna -3,22% a 9.081,52 punti.



Piazza Affari apre male (Ftse Mib -2,33%, All Share -2,12% e Star -1,58%) ma poi recupera passando in positivo nel pomeriggio, trainata dagli altri listini europei e dal rimbalzo dei bancari, sull'onda delle rassicurazioni sull'esposizione delle banche italiane nei confronti della Dubai World, che ha chiesto una moratoria sui pagamenti ai creditori. Milano chiude così la giornata e la settimana in rialzo a +1,29%.

Il rischio di un effetto a catena dopo il crollo di Dubai sembra infatti essere molto ridotto in Italia. Il direttore generale di Banca d'Italia, Fabrizio Saccomanni, a margine di un evento all'Abi, evidenzia come la situazione "non desta alcuna preoccupazione" per il nostro Paese.

L'esposizione del sistema Italia verso la holding che gestisce il debito di Dubai "è molto contenuta". "Non ci sono problemi", insiste, per quanto riguarda il sistema Italia. Quanto invece alle possibili turbolenze sui mercati finanziari che potrebbero derivare da un default, Saccomanni si mostra più cauto:" Bisogna vedere cosa succede".

Anche il presidente dell'Abi, Corrado Faissola, conferma che l'esposizione delle banche italiane ''è inesistente o marginale'', sostenendo che gli istituti di credito italiani ''non dovrebbero avere problemi''. La crisi a Dubai, prosegue, ''è un fatto che conferma come la crisi che ha colpito prima il sistema finanziario e poi l'economia reale non sia ancora del tutto superata''.


Da questa vicenda, osserva il numero uno dell'associazione di Palazzo Altieri, arriva ''lo stimolo forte a ribadire che la crisi è in fase di superamento ma nel mondo ci sono ancora focolai, con la brace sotto la cenere, che possono dare luogo a piccoli incendi''. Faissola conclude sottolineando che ''così come non si deve dire che la crisi è finita, così non si deve enfatizzare quanto capitato a Dubai''.


Si mostra ottimista sulle ripercussioni per il mercato italiano che potrebbero derivare da un default del Dubai World anche il presidente della Consob, Lamberto Cardia: "Allo stato c'è una serenità assoluta". "Stiamo facendo tutti gli approfondimenti del caso", aggiunge il presidente dell'autorità.


Per il presidente di Monte dei Paschi di Siena, Giuseppe Mussari, la crisi a Dubai "preoccupa dal punto di vista generale ma non dal punto di vista dei conti. "E' una roba localizzata ma non è che aiuta - precisa -. Era meglio, dal punto di vista della situazione economica, se non capitava". Mentre il ceo di Intesa Sanpaolo Corrado Passera: "Operiamo in tutto il mondo e seguiamo quella parte del mondo come altre''. "E' chiaro che taluni eccessi che hanno portato alla crisi nei paesi anglosassoni che poi ha portato alla crisi mondiale, hanno toccato da sempre anche quella parte del mondo", ha aggiunto.


Le autorità di Dubai stanno cercando in queste ore di rassicurare gli investitori attraverso i media circa la tenuta della loro economia. In particolare il presidente dell'Alta Commissione finanziaria di Dubai, Ahmad bin Sa'id Al Maktum, ha commentato alla tv araba 'al-Jazeera di comprendere "lo stato di ansia dei mercati finanziari e i timori dei creditori in merito alla decisione d'intervento da parte del governo che è stata a lungo studiata e ponderata. Siamo stati costretti ad intervenire in modo risoluto ed efficace per sanareil grande problema dei debiti. Risolvere la questione di Dubai World richiede soluzioni studiate nei minimi dettagli".


Gli Emirati hanno rappresentato, nel 2008, il 16esimo cliente per le esportazioni italiane (prima del Giappone) con una crescita del 18,2% rispetto all' anno precedente ed è stato l'aumento più rilevante trai primi 20 pesi destinatari di beni e servizi italiani. L'Italia non è, comunque, sul podio dei principali Paesi fornitori degli Emirati: primo è la Cina, seguita da India e Usa. Il nostro Paese è al settimo posto dopo il Regno Unito. L'interscambio complessivo tra Italia e Emirati Arabi Uniti nel 2008 si è attestato a 5,7 miliardi di euro. Di questa cifra, 5,2 miliardi rappresentano il valore dell'export dell'Italia contro circa 455 milioni rappresentanti dalle importazioni. Il saldo positivo, per il nostro Paese, risulta così pari a 4,7 miliardi di euro.


La classifica dei prodotti più importati dagli Emirati vede saldamente al primo posto, secondo tradizione, gioielli, pietre preziose lavorate, articoli di bigiotteria, per un valore, al luglio 2009, pari a 378 milioni di euro rispetto ai 382 milioni del corrispondente periodo del 2008.

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