Dolce & Gabbana contro il "see now, buy now" e le sfilate miste

Quando Dolce & Gabbana decidono di parlare… lasciano il segno. I due stilisti italiani hanno fatto scalpore a Londra, in occasione del “Vogue Festival”. Parlando dei loro progetti e riferendo quale fosse la loro visione della moda, hanno spiegato che il marchio Dolce & Gabbana cesserà di esistere dopo di loro, riporta la stampa britannica.

“Christian Dior è morto molto tempo fa, ma qualcun altro lavora per questa label, che continua a cambiare e cambiare ancora senza però essere più Christian Dior. Quando morirò, Dolce & Gabbana non esisterà più, perché il marchio non avrà più l'anima. Riuscite a pensare a uno scandinavo che disegna il nostro marchio? Non sarebbe più Dolce & Gabbana”, ha affermato Stefano Gabbana.

Questa conversazione, di fronte a un parterre nutrito, ha anche rappresentato l’occasione per la coppia di creativi di prendere posizione sui cambiamenti nelle tempistiche delle collezioni, dei quali il mondo della moda dibatte da diversi mesi. Il brand Dolce & Gabbana non ha intenzione di seguire il movimento che spinge per il cambiamento, né sul “see now, buy now”, né sul format misto dei défilé.

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“Uno stilista continua a lavorare sulla collezione e a cambiare un dettaglio fino all'ultimo minuto prima dello show. Con il see now, buy now, non potremmo farlo. Lo show resta un momento di promozione, nel quale si possono trasmettere delle emozioni al pubblico”, spiega Stefano Gabbana, mentre Domenico Dolce aggiunge: “Nell'ottica del see now, buy now, si devono realizzare i vestiti cinque mesi prima. Questa non è più creazione, è commercio”.

Riunire le due collezioni Uomo e Donna in una stessa sfilata non ha senso, per loro. “Sono due cose diverse”, sottolinea Domenico Dolce.

“Un uomo è un uomo, una donna è una donna. Noi vendiamo molti dei nostri prodotti agli uomini, e abbiamo dunque bisogno di uno show dedicato. Per Dolce & Gabbana, non si possono mischiare i due spettacoli”, conclude Stefano Gabbana.

Dominique Muret (Versione italiana di Gianluca Bolelli)