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Ansa
Pubblicato il
13 gen 2013
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Devozione Dolce&Gabbana per uomini veri

Di
Ansa
Pubblicato il
13 gen 2013

Devozione Dolce & Gabbana, devozione alla sartorialità, al taglio e al dettaglio nascosto, al tessuto inventato sommandone due. Il risultato è una sfilata maschile dove l'originalità si fa normalità, e quasi tenerezza. Ma partiamo dall'inizio, perché si tratta di una storia. Domenico Dolce e Stefano Gabbana hanno arruolato 87 giovani con un casting fatto in tutta la Sicilia. Non sono modelli e si vede, ma hanno l'autenticità scolpita nei volti e nel fisico, nel fascino maschio e sveglio, nella sensualità vera.


Hanno capito al volo cosa dovevano fare, si sono divertiti, è bastata una sola prova per mettere in scena la sfilata perfetta, altro che tentativi su tentativi come spesso accade con certi professionisti belloni e narcisi. Qui ci sono altezze che sono bassezze, muscoli forgiati facendo il muratore, nasi importanti e teste che girano a mille. Hanno visto arrivare Leo Messi ieri (in visita amichevole ai due stilisti che facevano le prove) e sono partiti all'assalto del Pallone d'oro ma hanno perfino obbedito senza fiatare alla richiesta di non assalirlo con le foto: a casa racconteranno forse prima questo incontro che l'avventura in passerella.

Dove comunque sono stati perfetti, come non avessero fatto altro nella vita. Ecco il primo, un giovane disoccupato di Ragusa, a testa alta e mani in tasca. Sullo sfondo, un tabernacolo di campagna con la Madonnina, una mamma, perché nessuno meglio di lei rappresenta, per Dolce & Gabbana, la vera devozione. Sacro e profano si mescolano ma non c'é niente di irriverente, tutto è perfino delicato: le facciate delle chiese stampate sulle t-shirt larghe infilate nei pantaloni sartoriali a vita alta, le camicie bianche quasi da chierichetto, il pizzo a tombolo tagliato nella perfezione di una giacca doppiata in lana nera.

Una sfilza di cappotti da sogno, perfetti, con martingala, classicamente in nero ma anche in un inedito mezzo punto ricamato sul gessato maschile che questi ragazzi indossano con rispetto e senza alterigia né timidezza. Le tinte ci sono ma non esplodono, i fiori non disturbano la virilità dell'insieme, sono quelli un po' all'inglese delle tappezzerie dei ricchi signori di Sicilia. Molto nero per velluti e cashmere: "peccato che tanti dettagli sartoriali non si noteranno" aveva avvertito Domenico. Si notano, si notano, dai più piccoli bottoncini all'accurato accostamento di montone e pelliccia per il paletot che sembra sceso dai monti Nebrodi. Ricco e povero, semplice e ricercato, scarpe di velluto e calzature di vitello nero, molto Sicilia naturalmente.

Le musiche di Nino Rota, quelle famose del film La Strada di Fellini, accompagnano dolcemente tutta la sfilata: è un messaggio agli ospiti stranieri che forse - temono Stefano e Domenico - potrebbero non capire questo legame tutto italiano tra devozione e stile. Perché qui, da Dolce & Gabbana, non si concepisce più il pret-a-porter maschile come moda ma come stile, unico, riconoscibile sempre il loro. E per dimostrarlo in passerella servono facce autentiche di uomini veri, facce da cinema forse, ma non da moda: è un discorso molto maschile, certo, perché agli uomini sono permesse cose che ancora oggi alle donne sono proibite, per esempio rughe e bruttezza" concludono realisticamente i due creativi.

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