Ansa
28 gen 2013
Dall'Africa alle Ande il folk di Stella Jean
Ansa
28 gen 2013
Dall'Africa alle Ande, dagli stampati in colori e disegni esotici, ai jacquard del Perù, dalle fogge dei costumi dei popoli Mongoli al tailor dei trench e dei blazer very british: è lo stile esplorativo, che abbatte le barriere geo-culturali, alla base dello stile e della nuova collezione di Stella Jean, che ha sfilato il 26 gennaio a Roma, a Santo Spirito in Sassia. Un glamour che ha portato rapidamente la stilista, dalla vittoria del concorso di AltaRoma e Vogue Italia, Who is on next?, ad apparire su tutte le riviste internazionali di settore e in poco tempo a creare una griffe venduta nei più importanti multimarca del mondo.
"Sono nata in Italia - racconta la 33enne stilista -, mio padre è torinese e mia madre viene da Haiti. Sono fiera delle mie origini, anche se non ho mai sentito di appartenere completamente a un paese o all'altro, a una cultura o all'altra. Da piccola venivo trattata come una straniera anche a scuola e non capivo. La mia moda è la dimostrazione che fondersi non vuol dire perdersi, ma convivere in armonia nella diversità. Metà del mio dna viene da un paese che ha subito una colonizzazione forte, ma è riuscito a mantenere viva la sua parte nera, africana. Anche se nel fondersi si cede sempre qualcosa e si cambia. Le frontiere invalicabili sono quelle della mente".
La nuova collezione di Stella è dunque un percorso di ricerca che attraversa i continenti, partendo dalle fantasie lineari e delle strutture sartoriali europee, visitando i luoghi della cultura amerindia, per spingersi poi verso le coste d'Africa e per perdersi infine nello sterminato deserto del Gobi. I tipici jacquard andini sono stampati in cappottoni lunghi da zarina. Poi ci sono le gonne lunghe arricciate in vita, stampate a disegni wax e in colori esotici, portati con le camicette a quadretti Vichy e i gilet di pelliccia Mongolia. La t-shirt a righe marinare è abbinata ai pantaloni classici neri, ma la cintura e la collana sono in ottone lavorato nelle fogge precolombiane. I lunghi e morbidi cappotti foderati di (eco) pelliccia d'ispirazione Navaho si accompagnano a stoffe wax. Cappelli aristocratici e dal sapore britannico, come la bombetta, sono abbinati ai foulard dai colori vibranti portati dalle signore delle Ande. Il viaggio continua alle volte dell'Asia e delle distese del deserto del Gobi con i tagli asimmetrici delle camicie e dei caban, le sovrapposizioni di stoffe giocano con i diversi pesi dei colori. Il risultato è una perfetta mappatura estetica, in cui la steppa diviene fonte di un raffinato equilibrismo cromatico.
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