Ansa
19 gen 2016
Cresce la filantropia: da Renzo Rosso a Cucinelli , ecco cosa fanno i mecenati italiani
Ansa
19 gen 2016
Nuovi mecenati: in un mondo sempre più diviso tra ricchi e poveri, con un divario progressivo che porterà entro il 2016 l'1% della popolazione mondiale ad avere più ricchezze del restante 99%, la novità è che i magnati europei hanno aumentato le loro donazioni.
E in Italia un filantropo su 3 crede in “cause di rilevanza nazionale” e, soprattutto, destina un quinto dei suoi guadagni annuali in donazioni benefiche. Il Lang Philanthropy Day ha messo in luce tutto questo considerando che gli UHNWI (Ultra High Net Worth Individuals, ossia i paperoni con enormi patrimoni a disposizione) nel nostro Paese sono cresciuti in questi ultimi anni e con tassi più alti della media europea. Oggi l'Italia è nona al mondo per numero di famiglie milionarie. "Le famiglie italiane detengono grandi patrimoni che posizionano l’Italia al quarto posto in Europa nel ranking della ricchezza privata” racconta Andrea , Cingoli, AD di Banca Esperia, main sponsor dell’iativa.
Ma chi sono i filantropi italiani più innovativi?
- Renzo Rosso, fondatore e presidente Fondazione Only the Brave
- Letizia Moratti, fondatore e presidente Fondazione San Patrignano
- Isabella Seragnoli, fondatore e presidente Fondazione Isabella Seragnoli
- Marino Golinelli,F fondatore e presidente Fondazione Golinelli
- Diana Bracco, presidente Fondazione Bracco
- Andrea Bocelli, fondatore e presidente Fondazione Andrea Bocelli
- Brunello Cucinelli, fondatore e presidente Fondazione Brunello e Federica Cucinelli
Parallelamente sta crescendo una nuova figura professionale: il philanthropy advisor che gioca un ruolo strategico per valorizzare le donazioni individuali. I trend mostrano come il “welfare state” generalizzato non sia più sostenibile e per questo ci sia bisogno di nuove forme di intervento sociale globali, collaborative, decisamente più imprenditoriali. Un approccio che coinvolge anche le aziende famigliari, come sottolinea Hannes Loacker, Amministratore Delegato Loacker Remedia: "Come imprenditore attento al territorio dove vivo e opero, sono convinto che le aziende debbano essere un valore aggiunto per la comunità di riferimento. Ma, allo stesso tempo, devono anche sapere coinvolgere i collaboratori nel progetto d’impresa. Per questo la filantropia strategica, guardando alle best practice già attive e adattandole allo specifico contesto, può essere una strada utile da percorrere per ciascun imprenditore in termini di ritorno sia economico, che sociale".
Secondo i dati della ricerca EVPA (European Venture Philanthropy Association) intitolata “Corporate Social Impact Strategies: New Paths for Collaborative Growth, sono mutate alcune scelte sulle modalità d’intervento a favore delle comunità: oggi per una grande azienda creare una strategia d'impatto sociale non significa solamente ideare progetti più efficaci e duraturi, ma “acquisire una fonte di crescita e innovazione; attrarre e far rimanere i talenti migliori; rafforzare il brand; migliorare l’efficienza della supply chain; costruire e sviluppare in modo innovativo gli eco-sistemi locali”.
Budget, opportunità, ritorno degli investimenti: come si possono sposare questi elementi operativi alla filantropia e all'intervento sociale? Alcune esperienze recenti che hanno visto la collaborazione e il co-investimento tra imprese, fondazioni corporate e organizzazioni impegnate nella creazione di valore per la comunità raccontano che è possibile creare una “crescita collaborativa” che allinei l'intervento sociale alle strategie di business.
E’ definitivamente mutato l'atteggiamento delle corporations sugli investimenti filantropici strategici: non si tratta più solamente di donazioni singole ma di azioni di medio e lungo periodo integrate spesso aiutate dai professionisti della filantropia strategica che agiscono da “ponte” tra organizzazioni non profit e grandi multinazionali.
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