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29 set 2013
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Consumi: inquietudine e pragmatismo in Francia

Pubblicato il
29 set 2013

Dire che il 2013 è stato un anno fino a questo momento difficile per l'abbigliamento rappresenta a dir poco un eufemismo. Condizioni meteorologiche sfavorevoli e calo dei consumi hanno infatti ampiamente indebolito le vendite e il morale dei commercianti, i quali sperano in un miglioramento, ma si preparano al peggio.


Il ritorno ai dati di vendita di inizio anno è veramente poca cosa, abbastanza per convincersi che il 2013 lascerà un ricordo doloroso al settore. Nel primo semestre, le vendite mensili hanno fatto seguire evoluzioni del -0,2%, -5,6%, -11,5%, +5,3%, -8,2% e +2,9%. Con il buon dato di aprile che va messo sul conto del terribile -17% di aprile 2012, mentre l'aumento di giugno è stato in gran parte dovuto all'inizio dei saldi. Poi è venuto un mese di luglio che, godendo di un discreto sole qua e là, ha ottenuto una progressione del 2,6%. Tuttavia, “i risultati dei diversi circuiti di distribuzione restano molto contrastanti”, sottolinea Gildas Minvielle, direttore dell’osservatorio economico dell’Istituto Francese della Moda (IFM).

“La stagione primavera-estate è stata complicata per tutti”, racconta Alain Tritter, direttore della filiale Francia dell'Holy Fashion Group, proprietario di Strellson. “Dei 140 dettaglianti coi quali lavoriamo, se ce ne sono 5 in attivo, è molto. Tanti hanno registrato delle contrazioni comprese fra lo 0 e il -20%. Ma a fine stagione non abbiamo registrato perdite: i nostri clienti sono ben consolidati e hanno saputo gestire questo difficile periodo".

“Nel 2013, abbiamo una crescita di un +10% nel dato organico, ma siamo stabili a dati costanti”, sottolinea dal canto suo Yann Jaslet, direttore generale di Bonobo. “E' meglio che il mercato. Però è chiaro che, da un periodo all'altro, l'evoluzione delle vendite è molto irregolare. Improvvisamente quindi, non è più facile adattare a queste oscillazioni i team nei negozi e gli stock”. Johan Munck, responsabile retail di Esprit Francia, fa la stessa constatazione, precisando che da una settimana all'altra le vendite in negozio possono crescere del 20% e poi calare del 20%, con pochissima prevedibile evidenza e con una conseguente alta difficoltà gestionale.

Tra i rivenditori più colpiti, come tra coloro che sono riusciti ad adattarsi, una domanda domina spontanea: si riuscirà a far fronte a un'annata 2014 analoga? E i risultati di fine 2013 sono già adesso esaminati come auspici o presagi, con la speranza che vadano ad alleviare un po' le sofferenze di cassa. Ma la situazione di questi ultimi mesi pone ulteriori domande dalle implicazioni di vasta portata.

“Mentre stiamo avendo a settembre un tempo stabile, tipicamente stagionale, tra i nostri soci le cifre sono in calo. Quindi non si parla più di problema del tempo: c'è invece un vero problema di fondo alla base”, per Bernard Morvan, presidente della Federazione Nazionale dell'Abbigliamento. “Vorremmo capire come poterci reinventare di fronte a comportamenti e abitudini d'acquisto che cambiano. I consumatori hanno integrato dei nuovi codici nel loro modo di consumare. Ci sono alcuni segnali che vanno nella direzione giusta, ma prima che questi ultimi arrivino alle nostre piccole strutture, ci vorrà del tempo. Allora, nel frattempo, i commercianti fanno gravare le loro preoccupazioni sugli ordini, comprando meno ma più spesso, nella speranza di riprendersi quando l'economia ripartirà con slancio. E da questo cambiamento negli ordini, alcuni fornitori si ritroveranno con una carenza di attività”.


“Per ora lo scenario migliore che si possa presentare realisticamente è una lenta uscita dalla crisi”, secondo Daniel Wertel, presidente della Federazione Francese del Prêt-à-Porter Femminile. “La politica francese annaspa, e per ora non favorisce realmente le aziende. Se l'inizio della stagione invernale è caratterizzato da tempo bello e soleggiato, è evidente che le vendite di prodotti invernali cominceranno male, e che si ritroveranno tali prodotti ai prossimi saldi. Perché si dimentica spesso che dei saldi che vanno bene rappresentano in primo luogo il fallimento di una stagione”.

Eletto di recente alla testa della Federazione, Daniel Wertel lega infatti i problemi dei consumi allo spazio sempre maggiore dato ai prezzi bloccati, che pesano ormai per il 45% sulle vendite di abbigliamento. “So che c'è una logica commerciale dietro, ma questa è contro-ciclica. Senza parlare della questione dei saldi variabili, che un giorno bisognerà regolamentare”.

Nell'attesa, l'appetito dei francesi per i prezzi bloccati ha raggiunto quest'anno un livello senza precedenti, con il 44,6% del totale degli acquisti rilevati nel prêt-à-porter femminile, contro il 29% del 2007. La crisi finanziaria del 2008 e le preoccupazioni che ha sollevato hanno svolto un ruolo primario nell'accelerare il cambiamento dei modelli di consumo in un pubblico sempre più convertito al Web, spesso equiparato alla proposta di prezzi più bassi nei negozi.

Ma le vendite on-line non sono comunque al sicuro. La Fevad (Federazione dell'e-commerce), ha rilevato un calo del 7% delle vendite di abbigliamento nei primi 3 mesi dell'anno, contro il +15% di un anno prima.

Una disaffezione in campo virtuale che trova il proprio equivalente sul mercato degli immobili commerciali, dove sono necessari degli arbitraggi sia fra i network aziendali che fra i promotori stessi. “La fine dell'anno darà l'indicazione di come sarà il 2014”, afferma Chris Igwe, direttore della divisione retail di CBRE. “La difficoltà sta nel sapere se i progetti in fase di sviluppo andranno realmente a concretizzarsi. Ma la mia opinione è che il 2014 sarà, alla peggio, come il 2013. Un certo livello di ottimismo resta. Non vedo grandi perdite in termini di presenze, che sia nella principali arterie dello shopping o nei grandi centri commerciali regionali, ma il tutto sarà più complicato nei piccoli centri. Comunque, c'è sempre uno sviluppo ben focalizzato da parte dei marchi nazionali, che vogliono raggiungere strade e centri commerciali da cui sono assenti. E c'è in parallelo una forte domanda da parte di aziende straniere”.

Matthieu Guinebault (Versione italiana di Gianluca Bolelli)

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