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Adnkronos
Pubblicato il
28 mag 2015
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Con 'Electroloom' il guardaroba del futuro è in 3D

Di
Adnkronos
Pubblicato il
28 mag 2015

Si accende, si pensa al capo che si vuole indossare, si disegna il bozzetto e con un click si stampano t-shirt, tank top e minidress, senza bisogno di usare ago e filo. Segnatevi questo nome, perché è probabile che diventerà l'alternativa allo shopping online e vi risparmierà interminabili giri tra negozi e boutique e lunghe attese ai camerini di prova. 'Electroloom' è il progetto di un team di tre ingegneri di San Francisco, Marcus Foley, Aaron Rowley e Joseph White, che potrebbe rappresentare il germoglio di una vera e propria rivoluzione nell'industria della moda.

Foto: Adnkronos


Si tratta di un prototipo di un macchinario che utilizza lo stesso meccanismo delle stampanti 3D, e che tramite un processo di elettrofilatura trasforma delle soluzioni di liquidi (attualmente solo poliestere e misto cotone) in un tessuto che non ha bisogno di cuciture. Il team di ingegneri ha chiamato questo processo 'Field Guided Fabrication', notando durante il processo di realizzazione dei tessuti che un campo elettrico sviluppato all'interno della camera della stampante, 'guidava' le fibre su ogni stampo utilizzato, da quello per la t-shirt al tank top.

Poiché il tessuto finale che viene stampato in 3D è composto da una serie di nanofibre, il team di San Francisco è convinto che sia flessibile e quindi ideale per essere drappeggiato, plissettato e rielaborato in modo molto simile ai tessuti tradizionali. L'idea di base del progetto è di riuscire a creare una serie di capi che non hanno più bisogno di essere tagliati e cuciti, cosa che l'industria della moda richiede ancora oggi. Mouse e cursore prenderebbero così il posto di forbici e filo. Ma che succederebbe se la tecnologia di Electroloom si espandesse all'alta moda?

"Non credo proprio che le stampanti in 3D possano sostituire il fatto a mano e l'alta moda, a meno che non si voglia uccidere definitivamente il nostro artigianato - afferma Raffaella Curiel - una macchina non può sostituire la manodopera e la creatività; va benissimo avere tecnologie nuove che magari consentono di accorciare i tempi di produzione degli abiti, però è un discorso valido per il pret-à-porter, perché l'alta moda è sperimentazione, ricerca, studio, una forma minore di arte e cultura che la macchina non può sostituire. Gli abiti di alta moda sono pezzi unici, frutto di un lavoro di grande ricerca".

Sebbene sia in sperimentazione da più di un anno, la tecnologia di 'Electroloom' rimane per ora un 'work in progress', anche se i tre ingegneri hanno lanciato una campagna di crowdfunding su Kickstarter, il sito web dedicato alla raccolta fondi per progetti creativi, per vendere alcuni prototipi e developer kit in modo da permettere agli utenti di sperimentarla e avere dei feedback per migliorare il progetto: 'Stiamo cercando persone che abbiano voglia di usare, esplorare, rompere, fare a pezzi e migliorare le nostre macchine in modo da consentirci di mettere a punto una tecnologia più solida e affidabile' si legge sulla pagina della loro campagna su Kickstarter.

Per mettere in vendita il sistema hanno bisogno di 50.000 dollari, al momento ne hanno raccolti 45.820 e hanno ancora 19 giorni per dare il via alla loro idea. In un futuro non troppo remoto, le stampanti di abiti in 3D potrebbero rappresentare una vera e propria rivoluzione nel modo di fare e pensare la moda, e sostituire in breve tempo il 'fatto a mano', o almeno costituire un aiuto prezioso per i designer. Che 'Electroloom' spinga la moda in una nuova direzione sembra certo. La questione cruciale è capire se la 'macchina dei sogni' verrà mai utilizzata dai designer di haute couture.

"Io comprerei una macchina del genere, adoro questi 'giocattoli', ma si tratta di un'idea da rilegare al pret-à-porter, non ha senso il 'su misura' fatto così - dice Guillermo Mariotto, direttore creativo della maison Gattinoni - Il massimo sarebbe sperimentare le stampanti per abiti 3D online, perché faciliterebbero tutto il processo, ma per l'alta moda no, è difficile che possano sostituire il 'fatto a mano'. Potrebbero anche essere una soluzione per favorire la moda etica, ma ogni soluzione ha i suoi problemi e bisogna vedere quanto le stampanti di abiti in 3D siano efficaci da questo punto di vista". "Da Gattinoni stiamo mettendo a punto un programma che permette di prendere le misure delle clienti e realizzare poi l'abito in 3D - spiega Mariotto - e stiamo sperimentando uno pseudo 'su misura' da elaborare tramite uno scanner".

Il processo di creazione degli abiti inoltre, riducendosi a un unico step, e senza passare per le fabbriche, potrebbe diventare una soluzione pratica ai vari problemi etici e ambientali legati all'industria della moda, dagli imballaggi al risparmio energetico, fino alle emissioni prodotte dalle grandi industrie. Questo per quanto riguarda il pronto moda, ma la tecnologia potrebbe espandersi anche all'haute couture, anche se è improbabile che i grandi couturier si affidino a questo procedimento per realizzare le proprie collezioni.

"Le stampanti di abiti in 3D non possono essere un'alternativa all'alta moda, sono più adatte al pret-à-porter - sottolinea Renato Balestra - l'alta moda è fatta di piccoli dettagli che vengono cambiati continuamente, forse potrebbero essere utilizzate in futuro per creare una parte dell'abbigliamento o dei tessuti speciali, ma chi fa alta moda crea vestiti direttamente sull'indossatrice assemblando diversi pezzi di stoffa, come si fa a programmare l'haute couture?"

"Sarebbe come creare un vestito con lo stampo, ma soprattutto nell'alta moda si crea tutto nei minimi dettagli, ci sono vari procedimenti che vanno messi a punto prima che uno stilista sia soddisfatto del risultato finale - continua il couturier - La tecnologia non è tiranna nei confronti della moda, perché la creatività non ha limiti e la creazione deve essere libera. Certo, influisce nelle nostre collezioni perché la moda è sempre condizionata dal momento storico in cui vive e ora viviamo in un mondo fatto di tecnologia. Qualche volta può essere utile per creare nuovi tessuti e nuove tecniche di produzione, è senz'altro un aiuto all'alta moda ma non vogliamo diventare schiavi della tecnologia".

Sul rapporto moda-tecnologia torna anche Mariotto: "Da sempre la tecnologia influenza la moda, se non ci fosse, la proposta internazionale del pret-à-porter non sarebbe mai cresciuta - ribadisce lo stilista di Gattinoni - Certo, quando si parla di moda e tecnologia c'è il rischio di omologazione, ma è un concetto che fa parte dell'intero sistema moda. La moda cambia e come diceva Oscar Wilde 'va cambiata in continuazione e di corsa', ecco questo discorso si adatta bene agli abiti stampati in 3D".

Con la stampa in 3D gli stilisti percorrerebbero sentieri inusuali, esplorando nuovi territori della tecnologia e dell'hi-tech e accontentando richieste di clienti 'esclusivi', sempre alla ricerca di prodotti customizzati. Che sia l'alba di una nuova forma di connessione tra moda e hi-tech? Se un tempo la contaminazione tra le due arti sembrava possibile, con questo prototipo potrebbe presto diventare realtà e eclissare i tradizionali sistemi dell'industria del fashion.

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