AFP
Gianluca Bolelli
17 apr 2016
Cina: le esportazioni aumentano di nuovo nel mese di marzo
AFP
Gianluca Bolelli
17 apr 2016
La Cina ha visto crescere in modo notevole le sue esportazioni a marzo, dopo otto mesi consecutivi di contrazioni, mentre le sue importazioni hanno diminuito il loro calo. Tutti nuovi segnali della stabilizzazione in atto nella seconda economia mondiale, anche se la ripresa resta fragile.
Le esportazioni del gigante asiatico, prima potenza commerciale del mondo, sono cresciute dell'11,5% in un anno, a 160,8 miliardi di dollari, secondo le cifre ufficiali pubblicate dalle dogane cinesi. Gli analisti intervistati dall'agenzia Bloomberg puntavano in media su un incremento del 10%.
Questa ripresa è ancor più significativa se si pensa che fa seguito a 8 mesi di cali continui: le esportazioni della Cina erano precipitate addirittura di oltre il 25% su base annua nel mese di febbraio, il loro calo maggiore da sei anni a questa parte.
Certo, questo improvvisa ricrescita riflette in parte il fatto che viene presa una base di confronto molto bassa già di suo: infatti, il marzo del 2015 era stato penalizzato dalle tardive ripercussioni del Capodanno cinese, durante il quale i lavoratori migranti abbandonano le loro aziende per un lungo periodo di tempo, avverte Yang Zhao, analista di Nomura.
Comunque, “anche senza prendere in considerazione queste distorsioni, le cifre delle esportazioni rimangono robuste”, hanno insistito gli esperti della banca ANZ. Questo aumento delle esportazioni potrebbe riflettere una ripresa dell'attività dei subfornitori del settore dell'elettronica, e più in generale la recente ripresa del settore manifatturiero, hanno sottolineato.
Di fatto, l'attività di produzione manifatturiera ha registrato a marzo un rimbalzo forte e inaspettato, quando invece si contraeva costantemente dalla metà del 2015, secondo l'indice PMI del governo.
Rinnovato ottimismo
Anche per quanto riguarda la domanda cinese, i segnali sono relativamente incoraggianti: le importazioni del Paese asiatico sono diminuite 7,6% a marzo anno su anno, a 131 miliardi di dollari, riprendendosi dopo i tonfi registrati ultimamente (di quasi il 20% in gennaio, e del 13,8% in febbraio). Di conseguenza, il surplus commerciale è salito a 29,9 miliardi di dollari, circa 10 volte il livello registrato a marzo 2015.
L'aumento dei prezzi delle materie prime (il cui crollo dell'anno scorso aveva drasticamente diminuito il valore delle importazioni) ha giocato un ruolo importante, hanno precisato gli esperti di Bank of America Merrill Lynch, ma le dogane riferiscono anche “di una crescita sana dei volumi delle importazioni, il che si aggiunge alle raffiche di segnali (positivi) che provano come il pessimismo sulla salute dell'economia cinese sembri ormai fuori luogo”, hanno indicato gli esperti dello studio Capital Economics.
Statistiche molto monitorate (visto che la Cina resta un grande consumatore di materie prime), i cui sbalzi fanno oscillare i prezzi delle valute mondiali e possono privare i Paesi produttori di ricavi fondamentali.
In più, nel primo trimestre le importazioni cinesi di greggio sono cresciute del 13,4% in un anno, quelle di minerale di ferro del 6,5% e quelle di rame sono salite del 30%.
Per Yang Zhao, di Nomura, questa buona tenuta delle importazioni del Dragone asiatico si spiega con una ripresa degli investimenti, in particolare nel settore immobiliare, ma anche con l'aumento della spesa pubblica, in un momento in cui il governo cerca di accrescere gli sforzi per rilanciare maggiormente i consumi attraverso l'applicazione di incentivi fiscali.
Congiuntura “complicata”
Anche i nuovi accordi di libero scambio e la stabilizzazione del tasso di cambio dello yuan, che era di nuovo calato all'inizio di quest'anno nei confronti del dollaro, hanno aiutato ad incrementare le esportazioni, ha riscontrato poi Huang Songping, portavoce dell'amministrazione doganale.
Tuttavia, nessun trionfalismo: “La congiuntura economica mondiale deve ancora affrontare molte incertezze”, la situazione del commercio cinese è sempre “complicata” e permangono “degli ostacoli evidenti” per il suo sviluppo, ha insistito Yang Huang. Gli scambi commerciali con l'Unione Europea e gli USA, i due principali partner commerciali di Pechino, hanno continuato a calare, ha aggiunto Huang.
Nell'opinione generale, le prospettive dell'economia cinese restano oscure e abbastanza precarie: il settore industriale è ancora appesantito da un massiccio eccesso di capacità produttiva e da un indebitamento colossale, l'aumento dei crediti inesigibili inquieta, le riforme strutturali che dovevano riequilibrare il modello di crescita del Paese segnano il passo.
Gli analisti puntano quindi su un ulteriore rallentamento della crescita della Cina nel primo trimestre, al 6,7%. Le statistiche delle dogane, “a seguito di altri indici, suggeriscono che il ritmo di crescita è migliorato in marzo”, ha continuato Yang Zhao, secondo il quale gli indicatori di attività (produzione industriale, vendite al dettaglio) di prossima pubblicazione dovrebbero confermare questa crescita.
Versione italiana di Gianluca Bolelli; fonte: AFP
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