16 giu 2015
Cina: Philipp Plein accusato di razzismo
16 giu 2015
Lo stilista tedesco che vive in Italia voleva costruirsi una comunità di seguaci sui social network cinesi. Ma l'esistenza della frase "Fuck You China" sull'etichetta di una sua vecchia collezione è rapidamente tornata d'attualità.
La polemica si è innescata quando Plein ha lanciato il suo account sul social network Weibo. Gli utenti hanno infatti pubblicato la foto di capi lanciati nel 2007, e la cui origine "Made in Europe" era accompagnata dal messaggio-insulto per la “fabbrica del mondo”.
Del resto, se il riferimento all'onnipresenza delle produzioni cinesi a basso costo appare evidente a un consumatore occidentale, lo stesso non vale per clienti cinesi, principalmente fan di marche europee e americane.
Di fronte agli appelli al boicottaggio e alle richieste di scuse, lo stilista Philipp Plein ha risposto che in effetti si trattava di una linea chiamata “Kiss You China”. Il creatore di Amburgo ha assicurato che non era sua intenzione ferire od offendere nessuno. Dal momento della vendita del prodotto incriminato, Philipp Plein ha aperto 10 boutique in Cina, altre 4 dovrebbero seguire.
Questa disavventura sottolinea ancora una volta l'importanza che ha assunto Weibo in Cina, sia per promuovere un brand che per alimentare una polemica. Esperienza già subita nel 2012 dal marchio francese Zadig&Voltaire, quando il suo fondatore Thierry Gillier spiegava che il suo progetto di hôtel non sarebbe stato "aperto ai turisti cinesi".
Matthieu Guinebault (Versione italiana di Gianluca Bolelli)
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