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4 apr 2016
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Carpi ospita la mostra 'WHITE, il bianco nella moda', da Pierre Cardin a Prada

Pubblicato il
4 apr 2016

Dal 15 aprile al 12 giugno 2016 la città di Carpi (Modena) ospita nelle sale dei Musei di Palazzo dei Pio la mostra 'WHITE. Il bianco nella moda'. Trenta capi iconici di grandi stilisti italiani e internazionali, da Giorgio Armani a Vivienne Westwood, passando per firme quali Pierre Cardin, Gianfranco Ferré, John Galliano, Miuccia Prada, Gianni Versace, raccontano come i maggiori fashion designer del mondo abbiano affrontato la tinta simbolo di purezza per antonomasia.


L’esposizione, a cura di Manuela Rossi, è ideata e prodotta dal Comune di Carpi – Musei di Palazzo dei Pio in collaborazione con Carpi Fashion System e si collega in modo diretto alla vocazione manifatturiera di Carpi, città capofila di un distretto del tessile capace in provincia di Modena di coinvolgere circa 2.600 aziende, con un fatturato annuo stimato attorno ai 3 miliardi di euro, di cui circa il 30% ottenuto dalle esportazioni.

L’allestimento riproduce lungo le logge di Palazzo dei Pio una passerella da sfilata, trasformandola in una ideale time-line sulla quale passano in rassegna i modelli in prestito dagli Archivi di Ricerca Mazzini di Massalombarda (RA), che con i suoi oltre 250 mila abiti e accessori è una delle più complete raccolte italiane dedicate alla storia della moda. Il percorso si snoda così lungo la parentesi cronologica che va dal 1960 – in coincidenza del Boom Economico, che ha significato per Carpi l’affermazione dell’industria tessile – fino al 2010, assunto come anno simbolico delle nuove sfide che il comparto della moda è chiamato ad affrontare.

La mostra si apre con una sezione che, grazie a riviste d’epoca e a strumenti multimediali degli archivi del Labirinto della Moda di Carpi, introduce il pubblico al vocabolario tipico della moda, ai concetti base che regolano l’attività creativa dei fashion designer, offrendo quindi gli strumenti necessari ad avvicinarsi agli abiti esposti in modo critico.

Il primo periodo affrontato riguarda gli Anni Sessanta e Settanta, interpretati come momento di forte contestazione delle regole e delle tradizioni: si trovano qui esposti i modelli no logo in uso nella Swinging London – con la scelta da parte degli stilisti di non “brandizzare” le proprie creazioni in polemica con il sistema consumistico – ma anche gli ormai leggendari corsetti punk di Vivienne Westwood, fino ad arrivare alle fantasiose sperimentazioni della giapponese Rei Kawakubo, che ideando sul finire degli Anni Settanta il marchio Comme des Garçons getta un inedito ponte tra la sensibilità orientale e lo stile occidentale.

La sezione dedicata agli Anni Ottanta e Novanta presenta senza soluzione di continuità tutti i maestri dell’Età dell’Oro del made in Italy: Armani, Prada, Versace e soprattutto Gianfranco Ferré, vero e proprio filosofo della camicia bianca, che trasformò da capo apparentemente semplice e umile in autentico feticcio, tela candida sulla quale trasferire le proprie straordinarie intuizioni. Accanto a modelli di grande successo anche progetti più arditi e curiosi, forse poco incisivi in termini di fortuna commerciale ma a loro modo storici: come le creazioni surreali del misconosciuto Bobo Kaminsky, firma collettiva del gruppo di stilisti veneti da cui sarebbe emerso Renzo Rosso.

 L’ultima sezione guarda al Nuovo Millennio, alle evoluzioni dello stile e all’introduzione di materiali inediti – l’analisi dei tessuti, dai più immediati a quelli sperimentali, è uno tra i fili conduttori dell’intera mostra – passando dalle creazioni di John Galliano ai più recenti prodotti griffati Prada.  

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