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24 mag 2017
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Calenda: shopping estero non cambia il made in Italy

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Ansa
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24 mag 2017

Il settore della moda soffre di "mancanza di coordinamento e di un'economia di sistema. Per questo abbiamo lavorato molto per costruire un tavolo della moda integrato", che lavori "su alcuni capitoli che vanno ancora sviluppati". È il monito del Ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, intervenuto al primo convegno della serie "Appuntamenti con l'ingegno: alla scoperta dei fattori di successo del made in Italy nel mondo", realizzato dalla Luiss in collaborazione con il Comitato Leonardo.

Il Ministro Calenda


Per il ministro, va migliorato il raccordo delle iniziative per trovare talenti; serve una spinta alla sostenibilità con "un concetto di qualità che vada oltre quella del prodotto, aggiungendo sostenibilità, tracciabilità e ambito culturale in cui il prodotto nasce, che è la nostra capacità manifatturiera".

Al meeting, oltre ai vertici della Luiss e al Ministro Calenda, erano presenti la Presidente del Comitato Leonardo Luisa Todini, il Presidente della Camera della Moda Italiana Carlo Capasa e di Confindustria Moda Claudio Marenzi; Santo Versace, Presidente di Altagamma; Alberto Cavalli, direttore della Fondazione Cologni dei Mestieri d'Arte.

Alla tavola rotonda hanno partecipato con le loro storie di famiglia alcune firme della moda italiana: Nicola Bulgari, Brunello Cucinelli, Pierluigi Loro Piana, i vertici di Accademia di Costume e Moda, il rettore Severino al posto dell'assente Carla Fendi. Su alcuni punti sono stati tutti d'accordo, stilisti, imprenditori e istituzioni: il segreto del successo del made in Italy è nella presenza di due fattori, la filiera che garantisce la produzione e il fatto a mano. Ma anche la creatività, indispensabile per la riuscita di un prodotto bello e ben fatto, che poi va commercializzato, ma deve fare i conti con l'innovazione tecnologica, la globalizzazione dei mercati e la contraffazione, approdata anche online. Infine l'importanza del fattore umano e della formazione, con l'auspicio, vista la saturazione di offerta di designer, di un ritorno all'artigianato da parte delle nuove generazioni che si avvicinano alla moda.

"Abbiamo visto molti marchi comprati da società internazionali”, ha incalzato Calenda nel suo intervento. “Non c'è niente di più sbagliato di dire che il made in Italy è in svendita. Per me un'azienda è italiana quando lavora, produce e assume in Italia. La proprietà è irrilevante. La storia dei marchi acquisiti dimostra che hanno aumentato occupazione, margini, produttività. Sono capitali che vogliono investire su cose fatte in Italia. Il provincialismo in questo settore non paga mai".

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