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Adnkronos
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Pubblicato il
18 ott 2009
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Boselli: la creatività italiana non è in discussione
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18 ott 2009
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Roma, 16 ott. - "È privo di senso affermare che la creatività italiana scomparirà. La creatività del Made in Italy non è mai venuta meno, perchè è connessa all'eccellenza tutta italiana e i tessuti italiani sono e restano i primi al mondo".
Parola del presidente della Camera nazionale della moda italiana, Mario Boselli, che commenta cosi' lo studio condotto dall'osservatorio giornalistico internazionale 'Nathan il Saggio' su un campione di 1.125 articoli apparsi nell'ultimo anno su oltre 100 testate di 12 nazioni.
La critica non riguarda solo il merito ma anche il metodo visto che per Boselli anche i dati riportati nel sondaggio sono scorretti: il sistema della moda, precisa non ha, nè ha mai avuto, 3 milioni di addetti. Attualmente, in particolare, ne ha 700 mila".
Per quanto riguarda poi le osservazioni relative alla delocalizzazione il presidente ritiene che si tratti effettivamente di un fenomeno che "c'è stato e va indagato. Comiciamo però con il dire - rimarca - cheè in regressione perchè questa crisi sta avendo come effetto il rimpatrio di alcune produzioni. In sostanza, quindi, la delocalizzazione c'è stata ma non è è in aumento".
"È vero - afferma il presidente - che negli anni scorsi qualche stilista ha fatto il furbo producendo in Cina con tessuti cinesi e poi vendendo a prezzi europei. Una cosa che a mio giudizio ha fatto il male del sistema prima ancora che dello stilista in questione. E questo - spiega Boselli- perchè il consumatore finaleha visto subito che la qualità non corrispondeva al prezzo come valore intrinseco ed ha quindi ritenuto di comprare direttamente indumenti cinesi nelle grandi superfici specializzate spendendo notevolmente meno. Ora però chi ha fatto il furbo ha subito un calo di fatturato e sta tornando a produrre in Italia vero made in Italy".
In ogni caso, una cosa è certa e cioè che "non vengono meno tutti i fondamentali positivi del made in Italy". Infine un'osservazione sul primato ancora tutto italiano del pret a porter: "Il pret a porter alto, cosa ben diversa dall'alta moda che ha capi unici e che non vive di buona salute avendo pochissimi clienti e non avendo indotto, ha un attivo di 16 miliardi di euro e vede l'Italia ancora la prima al mondo".
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