19 giu 2017
BolognaFiere: il presidente Franco Boni se ne va dopo solo un anno
19 giu 2017
Nominato solamente un anno fa presidente di BolognaFiere per guidare l’ente espositivo felsineo nell’epoca posteriore all’addio di Duccio Campagnoli, Franco Boni si è definito, all’agenzia Ansa, “non disponibile a continuare il mandato”, dopo che pare tramontata l'intesa tra soci pubblici e privati per la sua riconferma.
“Non si è ritrovata più, in questi mesi, quell'unità di intenti. In CdA si fa fatica a trovare l'accordo anche su passaggi non strategici. Non ci sono le condizioni perché abbia un ripensamento", ha detto Boni all’Ansa, aggiungendo: "Se il discorso delle aggregazioni con altre fiere (il progetto di una fusione con Rimini e Parma, ndr.) dovesse continuare, c'è la mia disponibilità a portarla avanti. Non era una mania dell'ex presidente della regione Vasco Errani, o dell'attuale Stefano Bonaccini, o del mio predecessore, Duccio Campagnoli. C'è proprio l'esigenza di fare questo processo. Se serve che reciti un ruolo di facilitatore, anche come vicepresidente dell’associazione nazionale delle fiere Aefi, non sarei certo io a sparare alle gomme della Fiera di Bologna".
Infatti, “i conflitti tra soci pubblici e privati stanno di nuovo avendo il sopravvento sotto le Due Torri, dopo la svolta pubblicistica dell’Expo. E su statuto, ricapitalizzazione e conferimenti di asset (il Palazzo degli Affari dalla Camera di Commercio e il Palacongressi dal Comune) non trovano la quadra”, si legge su “Il Sole 24 ore”.
Reggiano, un passato in Fiere di Parma, Boni ha lavorato piuttosto bene, se si pensa che i conti dell’ente felsineo sono tornati positivi, con un fatturato di 130 milioni di euro e quasi 3 milioni di utile, anche se sono le fiere estere che hanno trainato i risultati dell’esercizio. Inoltre, Boni è riuscito per ora a scongiurare il possibile addio di fiere importanti per Bologna, come il Saie e soprattutto l’Eima di macchine agricole, i cui costruttori hanno rinnovato il contratto fino al 2030, ed è riuscito ad implementare il piano di restyling da 94 milioni di euro del complesso fieristico di Via Michelino atteso da anni, che sta finalmente per partire, indicano le stesse fonti di stampa.
Per la successione occorre quindi una figura che riporti “pace sociale” fra le parti, per ora su posizioni molto distanti. In queste ore si sta delineando l'ipotesi Gianpiero Calzolari, presidente di Granarolo, già vicepresidente della Fiera.
Sempre su “Il Sole 24 ore” Boni ricorda che sta trattando un’iniziativa con Francoforte, prima società fieristica al mondo, che potrebbe decollare nella primavera 2018, e suggerisce metaforicamente di “far suonare i campanili tutti alla stessa ora”, e non lasciare che gli aiuti e i fondi del Governo, “come il piano da 76 milioni di euro per l’internazionalizzazione delle fiere tramite ICE”, finiscano “sempre a Fiera Milano”.
Sulla testata economica milanese, Boni conlude ricordando che: “I conti della SpA BolognaFiere sono in perdita”, a causa degli alti costi sostenuti per il “megaparcheggio multipiano e una rigidità dei costi del personale che non ha pari nel mercato fieristico”, con “il turnover delle attività caratteristiche del quartiere sceso dai 58,8 milioni del 2011 ai 47,4 milioni del 2015”. A proposito infine della vertenza sindacale per il taglio di 123 posti di lavoro, additato come il suo principale errore politico al timone della società fieristica, ma che sono tutti rientrati dopo l’annuncio del suo mancato rinnovo alla guida di BolognaFiere, “sono stato lasciato con il cerino in mano dagli azionisti”, ha replicato Franco Boni.
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