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Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
20 apr 2018
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Bally aumenta gli utili negli Stati Uniti e in Giappone

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Reuters API
Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
20 apr 2018

Il marchio svizzero di calzature e pelletteria d’alta gamma Bally ha raggiunto il suo miglior utile netto sottostante del decennio lo scorso anno, grazie a una buona crescita negli USA e in Giappone, secondo le parole del suo CEO, Frédéric de Narp.

Bally, PE 2018


Frédéric de Narp, approdato in azienda quasi cinque anni fa dopo un passaggio presso il gioielliere Harry Winston, ha rimesso il marchio privato di prodotti di lusso sulla strada della crescita, dopo anni di stagnazione delle vendite e di collezioni senza brio, in periodi caratterizzati da frequenti rinnovamenti dei team creativi e gestionali.
 
“È vero: abbiamo registrato una crescita delle vendite in tutti i continenti”, ha confidato il CEO all’agenzia Reuters a margine del World Retail Congress a Madrid. Le vendite di Bally sono in crescita da due anni e l’azienda ha registrato il suo migliore utile netto del decennio nel corso dell’esercizio 2017, ha dichiarato de Narp, senza fornire maggiori precisazioni.

Gli Stati Uniti sono il mercato in più rapida crescita per Bally, grazie a collaborazioni instaurate con alcuni rapper e writer. Le vendite negli States sono aumentate di oltre il 20% quest’anno, sorpassando l’aumento del 14% registrato nel 2017. Marchio citato dai rapper americani Doug E Fresh e Slick Rick negli anni ’80, Bally ha cercato di sostenere questa sua immagine proponendo delle collaborazioni mirate. Per l’ultima di queste, il vocalist hip-hop statunitense Swizz Beatz e il pittore spagnolo Ricardo Cavolo hanno prodotto una capsule collection che comprende delle scarpe da tennis, delle felpe e dei bomber con tessuti stampati che presentano fiamme e piume disegnate.
 
Lo scorso febbraio, JAB Holdings, il proprietario lussemburghese di Bally, aveva accettato di vendere una quota di maggioranza dell’azienda al conglomerato cinese Shandong Ruyi, per una cifra che non è stata rivelata. Il produttore cinese di abbigliamento, originariamente semplice produttore di lana nella provincia dello Shandong, nella Cina orientale, si è trasformato in questi ultimi anni in un grande gruppo internazionale del lusso, dopo aver comprato in modo quasi compulsivo numerosi marchi in successione.

Bally fa dunque ormai parte di un portafoglio che comprende anche il sarto britannico Gieves & Hawkes, il gruppo parigino SMCP (Sandro, Maje, Claudie Pierlot) e la firma italiana di prêt-à-porter e profumi maschili Cerruti 1881.
 
Dopo la partenza del suo direttore creativo Pablo Coppola lo scorso dicembre, Bally ha raggruppato tre stilisti per gli accessori, le calzature e l’abbigliamento prêt-à-porter sotto un’unica autorità, quella del Brand Manager Morad Tabrizi, approdato in Bally dopo aver lasciato Tom Ford nel 2015. Frédéric de Narp e il suo team si sono impegnati a restare in Bally per 5 anni ancora, condizione richiesta da Shandong Ruyi prima di acquistare il gruppo.

Bally, PE 2018


Bally, fondato in Svizzera a metà dell’Ottocento, è stato uno dei primi marchi dell’universo del lusso a penetrare nel mercato cinese negli anni ‘80, quando il Paese aveva cominciato ad aprirsi agli investimenti esteri. Più della metà delle vendite di Bally è realizzata con i clienti cinesi – in Cina o durante i loro viaggi, ha precisato Frédéric de Narp.

Ma nel periodo della direzione de Narp, Bally ha chiuso un terzo dei suoi negozi in Cina negli ultimi tre anni, nell’intento di rifocalizzarsi sui propri spazi di vendita di più grandi dimensioni e collocati in posizioni migliori, lanciando nel contempo linee più casual per attirare una clientela più giovane.
 
Quest’anno, Bally inaugurerà il suo primo flagship cinese nel centro commerciale di lusso “China World” a Pechino; per l'occasione, l'attrice cinese Tiffany Tang Yan è stata assunta come testimonial per posare nelle campagne pubblicitarie del brand elvetico.

“Cinque anni fa i clienti cinesi erano in media di 10 anni più giovani dei clienti occidentali. Oggi il cliente cinese ha circa 20 anni in meno della nostra clientela occidentale”, ha precisato il massimo dirigente.
 
Il mercato cinese delle vendite di prodotti di lusso ha raggiunto la cifra di 142 miliardi di yuan (18,25 miliardi di euro) lo scorso anno, vale a dire il 20% in più rispetto all’anno precedente, secondo la società di consulenza Bain & Co. Una ripresa impressionante dopo cinque anni di crescita fiacca – da attribuire in gran parte ai consumatori appartenenti alla Generazione Y.

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