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11 lug 2012
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Alta gioielleria: perché i marchi percorrono quella strada

Pubblicato il
11 lug 2012


Thierry Fritsch (Chaumet): "L'arrivo di nuovi marchi porterà al settore un'emulazione del loro percorso"
La diversificazione di Louis Vuitton verso l’orologeria e l'alta gioielleria avrebbe potuto offuscare i potenti del settore, che da due anni svelano le proprie collezioni durante le settimane dell'alta moda. Invece, “non c'è niente di meglio per portare del movimento su Place Vendôme”, secondo Thierry Fritsch, patron della maison Chaumet, situata fra la gioielleria di Dior e quella di Chanel sulla mitica piazza. Nessuna paura quindi del numero uno mondiale del lusso? “Ci sentiamo più co-conquistatori che concorrenti”, assicura. “In altri termini, più si è, meglio è, perché questi signori che provengono da altri mestieri come la moda, portano con loro un grande sentimento di emulazione e vanno a risvegliare un mercato che, in termini di design e di comunicazione, tendeva ad essere un po' compassato…”.

“La gioielleria è un mercato immenso, dove i brand sono ancora poco presenti. Da soli, i marchi di gioielleria rappresentano meno del 20% del mercato globale”, spiega Thierry Fritsch. Dato ancor più incoraggiante: un recente studio dell'Istituto Bernstein, pubblicato nel mese di febbraio dal “Financial Times”, ha rivelato una cifra ancor più promettente. Secondo l'agenzia, solo il 5% del mercato mondiale della gioielleria, allora stimato a 7 miliardi di euro, era nelle mani dei grandi marchi come Cartier, Bulgari o Van Cleef & Arpels.


Una spilla a pennacchio della collezione "12 Vendôme" di Chaumet
Ma allora, chi assicura la percentuale restante? “Non tutto il mercato dell'oro e delle pietre preziose è griffato”, puntualizza il boss di Chaumet. “In India, per esempio, incontrerete donne che indossano grandi bracciali e pesanti collane, nessuno di questi monili però è firmato Cartier o Bulgari. Molti anelli di fidanzamento sono ancora ordinati dai gioiellieri di famiglia, che sono ben lontani dai marchi occidentali". Tutto questo rischia però di cambiare completamente nei prossimi anni, almeno a giudicare dalle recenti diversificazioni di Versace e Vuitton, che dovrebbero essere presto emulate da altri “colleghi”.

“Viviamo più che mai in un mondo fatto di brand”, osserva Thierry Fritsch. Le case gioielliere a diffusione internazionale sono al massimo una ventina in tutto nel mondo; c'è dunque un immenso potenziale da sfruttare per i marchi di lusso".

Florent Gilles (Versione italiana di Gianluca Bolelli)

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