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Di
AFP
Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
30 gen 2018
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Accusato di evasione fiscale a favore di Gucci, il gruppo Kering afferma di rispettare la legge

Di
AFP
Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
30 gen 2018

Il gruppo francese Kering ha voluto precisare che rispetta la legge, dopo la pubblicazione di notizie di stampa riguardanti l’indagine per evasione fiscale che avrebbe ad oggetto l’emolumento percepito dal CEO del marchio suo controllato Gucci.

DR


Il sito Mediapart afferma che il PDG di Kering, François-Henri Pinault, “ha avvallato l’adozione di un sistema di evasione fiscale volto a remunerare il CEO della sua controllata Gucci, Marco Bizzarri, tramite una società offshore in Lussemburgo e una residenza fiscale in Svizzera”. Mediapart afferma di basarsi su "documenti riservati" ottenuti dalla rete mediatica European Investigative Collaborations (EIC).
 
Kering avrebbe usato questo accordo per pagare a un costo inferiore lo stipendio annuo di Marco Bizzarri, che ammonta a 8 milioni di euro complessivi: ciò avrebbe permesso di realizzare in sette anni circa "15 milioni di risparmi fiscali per il manager italiano e oltre tre volte di più per Kering”, riferisce il sito indipendente d’informazione online.

Al momento risultano indagati solamente gli ultimi due amministratori delegati del marchio italiano, Patrizio De Marco e Marco Bizzarri.

Interpellato dall’agenzia di stampa francese AFP, Kering ha indicato di aver “implementato una governance aziendale atta a garantire la piena conformità con le normative fiscali a tutti i livelli, compresa quella dei suoi dipendenti”. “Per quanto riguarda Marco Bizzarri, è perfettamente in regola con le autorità fiscali italiane, Paese in cui risulta residente ai fini fiscali”, prosegue il gruppo.
 
Gucci è il fiore all’occhiello del gruppo Kering, con le sue vendite per 1,5 miliardi di euro ottenute nel solo terzo trimestre d’esercizio (quello andato da luglio a settembre).
 
Gli uffici del marchio italiano del lusso erano stati perquisiti ad inizio dicembre 2017 nell’ambito di un’inchiesta su accuse di evasione fiscale ed “esterovestizione”.
 
Secondo il quotidiano “La Stampa”, la procura di Milano sospetta che Gucci abbia dichiarato per molti anni come effettuate in Svizzera (grazie a una fittizia sede operativa a Cadempino, vicino a Lugano) le attività in realtà compiute in Italia, sottraendo così almeno 1,3 miliardi di euro al fisco italiano. La società del magnate François Pinault (che controlla fra i tanti anche i marchi Saint Laurent e Bottega Veneta) è stata tirata pesantemente in ballo, sempre secondo “La Stampa”, da un memoriale dell’imprenditore Carmine Rotondaro, ex operativo della società francese, da due anni fuori dal gruppo e diventato la “gola profonda” di questa inchiesta.
 
Secondo quanto si legge sul quotidiano torinese, Rotondaro avrebbe fornito agli inquirenti mail aziendali davvero compromettenti per una delle multinazionali più importanti della moda e numeri di conti a Singapore e in Svizzera, indicando una regia nella Kering Luxembourg, costituita nel 1999, la quale avrebbe anche un collegamento con l'associata Offshore Leaks e i Panama Papers. Un sistema che fa girare miliardi e che, sempre secondo Rotondaro citato da “La Stampa”, non avrebbe nessuna reale operatività in Lussemburgo, per un metodo di ottimizzazione fiscale che vedrebbe a capo di tutto l'impero Kering, oltre a una lussemburghese, anche una società madre con sede in Olanda.

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