Di
Ansa
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Pubblicato il
12 set 2011
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A New York la collezione di Diane Von Furstenberg
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Ansa
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12 set 2011
12 set 2011
Se non ci fosse Diane, la New York della moda dovrebbe inventarsela una donna così, ma probabilmente non ci riuscirebbe, almeno non di questi tempi. Parliamo di Diane von Furstenberg e di quella sua classe europea, eppure così orgogliosamente americana, che dà lustro alle passerelle della Fashion Week. E' stata finora l'unica stilista a fare un gesto patriottico, distribuendo bandierine a stelle e strisce ai suoi ospiti: in prima fila c'erano il marito Barry Diller (tra l'altro, fondatore di Fox tv), Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti, Oscar de la Renta e Susan Sarandon.
Diane Von Furstenberg, collezione primavera-estate 2012 - Foto Ansa |
Il gesto di Diane (ebrea di origine belga, nonostante il precoce divorzio ha mantenuto il cognome del primo marito Egon, figlio di Clara Agnelli e stilista anche lui, morto dieci anni fa) non si giustifica solo con il fatto che la sempre bella e radiosa signora è quasi una istituzione, come presidente della camera americana della moda: lei, in realtà, ha una naturale capacità di rappresentare il meglio della moda americana, che non ha mai inventato niente ma che ha spesso fuso molto bene l'eleganza europea con lo spirito pratico. E stavolta la collezione DVF è particolarmente gradevole, fresca, chic, mettibile e sorridente. Pregi dovuti soprattutto - va detto - alla mano sapiente di Yvan Mispeleare, lo stilista francese (con esperienze anche da Valentino, Prada, Gucci) che da più di un anno affianca la signora Furstenberg. Ma dato che ci vuole bravura a scegliersi i collaboratori, anche per questo onore al merito di Diane, che è uscita con lui in passerella a condividerne il successo.
L'ispirazione iniziale, ma molto sfumata, è l'Africa moderna, quella delle donne che conservano la tradizione avvolgendosi in stoffe colorate ma sempre piene di pieghe, di borse e di tasche dove riporre tutto il proprio mondo. Non c'é però niente di etnico in passerella, tutto è super-stylish, perfino i tubini di juta, i vestiti drappeggiati e quelli larghi a caftano, gli abiti di pizzo bianco, i tasconi appoggiati sul plissé, i pantaloni quasi cargo e le salopette femminili in seta stampata. Il famoso 'wrap dress', l'abito-vestaglietta di jersey che ha reso famosa la moda di Diane, stavolta è in leggero cotone, mentre le geometrie africane a fantasie geometriche si mescolano con il blazer in un gioco maschile-femminile moderno e colorato, portato perfino con mocassino dal tallone ribaltato. Il finale é fatto di tubini-gioiello, a fantasie di fiori luccicanti di cristalli: "c'é un senso del lusso - spiega Mispelaere - che non si prende sul serio".
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