A Milano, il look sportivo prende il sopravvento
L'uomo delineato in questi quattro giorni (dal 15 al 18 giugno 2018) dagli stilisti a Milano è stato prima di tutto bello, giovane e sportivo. Certamente, alcune case di moda hanno inserito nei loro cast di modelli alcuni cinquantenni brizzolati, come Dolce & Gabbana o Billionaire, ma questi sono rimasti casi isolati. La tendenza più forte di questa Settimana della Moda maschile dedicata alle collezioni primavera-estate 2019, conclusasi lunedì a Milano, è rappresentata dalla preponderanza assunta dallo sport.
"È una tendenza che continuerà ancora per anni. Lo sport e lo streetwear non sono pronti a uscire dalla testa delle persone, soprattutto dei giovani! È anche ciò che ci consente di aumentare il nostro fatturato oggi”, confida a FashionNetwork.com un dettagliante italiano.
In questo senso, Ermenegildo Zegna è il marchio che ha incarnato meglio questo passaggio, operando una vera rivoluzione estetica sotto l'egida di Alessandro Sartori, che è riuscito a rendere cool l’emblema del tradizionale prêt-à-porter di lusso italiano. Lo stilista ha bandito l’abito tradizionale del suo guardaroba, mixando generi, motivi e capi, e mantenendo nel contempo un alto livello di raffinatezza ed eleganza.
Altrove, l’abito maschile fa ancora qualche apparizione qua e là, ma è snaturato o scompagnato. E quindi si abbina la giacca da banchiere con i jeans, o viceversa, da Versace, e una giacca di un colore e il pantalone di un altro da Prada. Più spesso viene sdrammatizzato, indossato con dei dolcevita o delle giacche a fiori, trasformato con un pantalone sbuffante da Sunnei, proposto in colori flashy o sotto forma di patchwork da Dolce & Gabbana.
Di fatto è lo sport ad imporsi. Al di là delle onnipresenti sneaker, è tutto il guardaroba maschile a trasformarsi radicalmente. Già da alcune stagioni si era orientato verso uno stile più confortevole e casual, ma ora l’accento è messo chiaramente sui capi sportivi.
A cominciare dalla tuta, che si erge come nuovo abito per l’uomo. Non si contano più le giacche e i pantaloni in jersey e nylon bicolori decorati da strisce laterali. La tuta è declinata in tutti i colori, modelli e materiali. Dsquared2 osa persino proporla in pelle!
Lo sport è visibile attraverso i colori luminosi, vivaci e fluorescenti, così come i materiali tecnici utilizzati per confezionare i vestiti: nylon e poliestere superleggeri, seta effetto tela di paracadute, neoprene, ecc. Ma anche attraverso gli outfit che s’ispirano direttamente al mondo dello sport: la tuta short da surfer da M1992, il nuotatore in accappatoio e cuffia di Marni, l’arbitro da calcio di Represent, il giocatore di tennis di Plein Sport, i calzini e le maglie con ampie righe colorate come le divise dei rugbisti, ecc.
Anche il pantaloncino ha il vento in poppa, che si tratti dei pantaloncini da ciclista stretti, di quelli corti da corsa o un po’ più larghi da calciatore. Miuccia Prada aggiorna invece ai gusti odierni un modello stampato di dimensioni micro, stile costume da bagno vintage degli Anni Settanta. In breve, gli short sono ovunque, e spesso raddoppiano, sovrapposti, alla maniera degli adolescenti di oggi che tengono i boxer sotto il costume da bagno.
Lo show femminile per la PE di Aalto, con modelle atletiche che sfilavano a passo di corsa, non poteva concludere la Settimana milanese in maniera più sportiva lunedì! Questa Fashion Week, particolarmente alleggerita nel calendario a causa di numerose defezioni, ha in effetti innovato, accogliendo sempre più show misti, o co-ed, ma anche sfilate di pre-collezioni femminili (al di là di Aalto, Alberta Ferretti e la presentazione di Stella McCartney). I buyer non se ne sono lamentati, preferendo correre dalle presentazioni, che fanno perder loro meno tempo rispetto alle sfilate.
Questa settimana sarà ricordata soprattutto per due show organizzati in luoghi spettacolari ed emblematici dell’architettura moderna a Milano. La sfilata di Ermenegildo Zegna presso la sede dell’editore Mondadori, nel sontuoso edificio realizzato dall’architetto brasiliano Oscar Niemeyer, e quella di Sunnei all’ultimo piano del grattacielo Pirelli costruito da Giò Ponti.
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